ALESSANDRO T. Come intendere la parità tra uomo e donna, che non vuol dire uniformità, e come liberarsi dagli stereotipi che penalizzano la donna?
Alla prima domanda ha già risposto lei. Parità non è uniformità. Una rosa non è un’orchidea e non è né superiore né inferiore. È semplicemente diversa. Tutte e due sono fiori, ma ognuna esprime la sua bellezza e ricchezza in modo originale. Così è per l’uomo e la donna. La parola di Dio dice: «Dio creò l’essere umano a sua immagine, maschio e femmina li fece». Pari nella dignità perché entrambi fatti a immagine di Dio; diversi nel modo di incarnare e vivere questa dignità. Chi stabilisce le caratteristiche di questa diversità? Né l’uomo per la donna, né la donna per l’uomo. È la natura che la crea ed è l’amore che permette ai due di riconoscere nell’altro questa diversità, di rispettarla e promuoverla, anche se la cultura o certi condizionamenti sociali possono interferire nel modo di concepire e vivere le diversità del maschile e del femminile. Per liberarsi da questi condizionamenti l’unica via è quella dell’amore. E amare, come emerge nel caso dei frequenti femminicidi “per amore”, non è pretendere che l’altro sia come lo voglio io, ma rispettarlo per quello che è e concordare insieme quello che si vuole essere.