Quello dello scambio di auguri tra il Papa e i cardinali e vescovi della Curia Romana è uno degli appuntamenti tradizionali delle festività natalizie. Nell’Aula delle Benedizioni, dopo il saluto introduttivo del cardinale decano, Giovanni Battista Re, Leone XIV ha aperto il suo discorso con un ricordo intenso del suo «amato predecessore», Papa Francesco, che «in questo anno ha concluso la sua vita terrena». Un Papa che, ha detto Leone XIV, con «la sua voce profetica, il suo stile pastorale e il suo ricco magistero ha segnato il cammino della Chiesa di questi anni», incoraggiando a «rimettere al centro la misericordia di Dio», a «dare nuovo impulso all’evangelizzazione» e a essere una Chiesa «lieta e gioiosa, accogliente verso tutti, attenta ai più poveri».

Riprendendo esplicitamente l’esortazione apostolica Evangelii gaudium di papa Francesco, Leone XIV ha poi indicato due parole chiave per la vita ecclesiale e per il servizio della Curia romana: missione e comunione.

«La Chiesa è per sua natura estroversa, rivolta verso il mondo, missionaria», ha affermato il Papa, invitando a «progredire nella trasformazione missionaria della Chiesa», che trova la sua forza «nel mandato di Cristo Risorto». Una chiamata che, come ricordava papa Francesco, riguarda tutti: «Tutti siamo chiamati a questa nuova “uscita” missionaria».

epa12608543 A handout picture provided by the Vatican Media shows Pope Leo XIV (R) during an audience with the members of the Roman Curia in the Vatican City, 22 December 2025. EPA/VATICAN MEDIA HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES
epa12608543 A handout picture provided by the Vatican Media shows Pope Leo XIV (R) during an audience with the members of the Roman Curia in the Vatican City, 22 December 2025. EPA/VATICAN MEDIA HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES
Il Papa durante l'incontro con la Curia Romana (EPA)

Questa dinamica missionaria, ha spiegato Leone XIV citando ancora Evangelii gaudium, nasce dal fatto che «Dio stesso, per primo, si è messo in cammino verso di noi» e che «nel Cristo è venuto a cercarci». Il mistero del Natale, ha aggiunto, «ci annuncia proprio questo: la missione del Figlio consiste nella sua venuta nel mondo».

Per questo, ha proseguito il Papa, «la missione di Gesù sulla terra, prolungata nello Spirito Santo in quella della Chiesa, diventa criterio di discernimento» per la vita personale, per il cammino di fede e per le prassi ecclesiali, compreso il lavoro della Curia romana. «Le strutture non devono appesantire o rallentare la corsa del Vangelo», ha ammonito, ma devono essere pensate perché «diventino tutte più missionarie».

Nel solco della visione di papa Francesco, Leone XIV ha richiamato la «corresponsabilità battesimale» di tutti: «Anche il lavoro della Curia dev’essere animato da questo spirito» e deve «promuovere la sollecitudine pastorale al servizio delle Chiese particolari e dei loro pastori». Da qui l’invito a una Curia «sempre più missionaria», capace di guardare «alle grandi sfide ecclesiali, pastorali e sociali di oggi», e non solo alla gestione dell’ordinaria amministrazione.

Accanto alla missione, il Papa ha posto con forza il tema della comunione, riconoscendo che «rimane sempre una sfida nella vita della Chiesa». Non senza realismo, Leone XIV ha ammesso che «l’amarezza a volte si fa strada anche tra di noi», soprattutto quando, «dopo tanti anni spesi al servizio della Curia», si constata con delusione che «alcune dinamiche legate all’esercizio del potere, alla smania del primeggiare, alla cura dei propri interessi non stentano a cambiare». Da qui la domanda diretta posta ai presenti: «È possibile essere amici nella Curia Romana?».

La risposta del Papa passa dalla concretezza della vita quotidiana: «Nella fatica quotidiana è bello quando troviamo amici di cui poterci fidare», quando «cadono maschere e sotterfugi», quando «le persone non vengono usate e scavalcate» e quando «si riconosce a ciascuno il proprio valore e la propria competenza», evitando di alimentare «insoddisfazioni e rancori».

Leone ha indicato come «compiti quanto mai urgenti ad intra e ad extra», «missione e comunione»: «Ad intra perché la comunione nella Chiesa rimane sempre una sfida che ci chiama alla conversione», «noi siamo la Chiesa di Cristo, siamo le sue membra, il suo corpo. Siamo fratelli e sorelle in Lui» e «pur essendo molti e differenti, siamo una cosa sola», ha aggiunto citando il suo motto, “In Illo uno unum”. «Siamo chiamati anche e soprattutto qui nella Curia - ha sferzato Leone -, ad essere costruttori della comunione che chiede di prendere forma in una Chiesa sinodale, dove tutti collaborano e cooperano alla medesima missione, ciascuno secondo il proprio carisma e il ruolo ricevuto. Ma questo - ha avvertito - si costruisce, più che con le parole e i documenti, mediante gesti e atteggiamenti concreti che devono manifestarsi nel nostro quotidiano, anche nell'ambito lavorativo. C'è una conversione personale che dobbiamo desiderare e perseguire, perché nelle nostre relazioni possa trasparire l'amore di Cristo che ci rende fratelli. Questo diventa un segno anche ad extra», ha sottolineato, «in un mondo ferito da discordie, violenze e conflitti, in cui assistiamo anche a una crescita di aggressività e di rabbia, non di rado strumentalizzate dal mondo digitale come dalla politica».

Il Natale, ha ricordato ancora Leone, «reca con sé il dono della pace e ci invita a diventarne segno profetico in un contesto umano e culturale troppo frammentato. Il lavoro della Curia e quello della Chiesa in generale va pensato anche in questo orizzonte ampio: non siamo piccoli giardinieri intenti a curare il proprio orto, ma siamo discepoli e testimoni del Regno di Dio, chiamati ad essere in Cristo lievito di fraternità universale, tra popoli diversi, religioni diverse, tra le donne e gli uomini di ogni lingua e cultura. E questo avviene se noi per primi viviamo come fratelli».

Leone XIV è poi tornato sul rischio delle divisioni, ribadendo che «talvolta, dietro un’apparente tranquillità, si agitano i fantasmi della divisione», che portano a oscillare «tra due estremi opposti»: «uniformare tutto senza valorizzare le differenze» oppure «esasperare le diversità e i punti di vista, invece di cercare la comunione».

Un rischio concreto, ha avvertito, che riguarda «le relazioni interpersonali», «le dinamiche interne agli uffici e ai ruoli» e anche il confronto su temi sensibili come «la fede, la liturgia, la morale e altro ancora». In questi casi, ha concluso, «si rischia di cadere vittime della rigidità o dell’ideologia», con le contrapposizioni che ne conseguono.

Nel suo primo messaggio natalizio alla Curia romana, che ha sempre anche un valore “programmatico”, Leone XIV ha così richiamato con forza l’eredità di papa Francesco, indicando una Chiesa chiamata a essere insieme missionaria e unita: capace di uscire incontro al mondo senza perdere la comunione, e di custodire le differenze senza smarrire l’unità del Vangelo.