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Ci sono tendenze, nella moda e nella vita sociale, che durano lo spazio di un mattino e coinvolgono ristretti gruppi di persone, quasi elitariamente. Ma v’è una moda decisamente antiestetica e quasi orrida nelle sue esasperazioni, quella dei tatuaggi, che da tempo si sta diffondendo a macchia d’olio. La moda dei tatuaggi, dilagante sui corpi di tanti giovani di ogni età ed etnia, ritengo sia una vera e propria involuzione culturale che ci riporta alla barbarie. In essa si nasconde il rifiiuto della propria identità naturale per la ricerca di una lontana reminiscenza tribale. Se la storia dei tatuaggi è antichissima, nell’attuale tendenza io vedo la negazione della evoluzione della specie e il ritorno all’origine-scimmia. Un inconsapevole processo di involuzione. Con tanti saluti a Darwin.
EDGARDO GRILLO
Caro Edgardo, non sarei così drastico nel generalizzare. In ogni caso: il tatuaggio è definitivo, provoca dolore e presenta rischi sanitari. Perché farselo, allora? Qual è il suo significato? Impossibile semplificare, certo è che ormai è diventata una moda, figlia del culto del corpo tipico di questa epoca, che restituisce l’idea che tanti (non solo giovani) vivono il proprio corpo (anche) come elemento decorativo.
Le motivazioni possono essere tante: l’appartenenza a un gruppo, persino (raramente) sataniche, come mettono in guardia gli esorcisti, se la figura ha un significato diabolico.
San Paolo diceva che il corpo è tempio dello Spirito Santo (cfr. 1Corinzi 6,19) e che siamo membra di Cristo, fatti a sua immagine. In ogni caso esistono gradualità e significati diversi. Solo due consigli: pensarci bene e porsi la domanda: perché me lo faccio?



