Caro don Stefano, ogni volta che guardo l’Eredità, il simpatico gioco televisivo condotto da Flavio Insinna, mi si presenta alla memoria il “triello” fantasma di Marat, Danton e Robespierre. Il motivo è il nome dell’imperdibile fase finale: la “ghigliottina”, perché mi ricorda l’epoca del Terrore del suddetto “triello”. I Tg che seguono il gioco spesso iniziano con fatti di guerra e, non di rado, di condanne a morte. Auspico che prima possibile cada la ghigliottina su tutte queste brutte notizie, e che finalmente, a Dio piacendo, i Tg possano annunciare fatti di pace, di serenità e di benessere. Utopia, d’accordo, ma almeno, non si potrebbe suggerire ai responsabili della Tv di sostituire il nome del gioco “la ghigliottina” con un altro più tranquillo? Per esempio “la sforbiciata”... GIUSEPPE PIROLA
Caro Giuseppe, in questi tempi di terribili disastri naturali e guerre guerreggiate senza fine la tua ironia ci aiuta a farci sorridere un po’. Il gioco ricorda l’idea di ghigliottina perché, collocata alla fine di ogni puntata del programma che citi, presenta un meccanismo di selezione di cinque parole che servono al concorrente per risolvere l’enigma finale. Ogni volta che questo sbaglia (per pura fortuna o sfortuna, perché non vi sono criteri per la scelta), il jackpot, ossia la somma accumulata nel corso della puntata, si dimezza, con un meccanismo visivo che ricorda, per l’appunto, l’azione della ghigliottina. Se corretta, invece, si raddoppia.
Le cinque parole corrette, poi, associate tra loro devono portare alla fine a identificare un elemento comune tra loro, non facile da individuare, che permette una grossa vincita. Il successo della trasmissione, con la formula della ghigliottina introdotta nell’ormai lontano 2006, ci fa pensare che, proprio per la sua alta capacità evocativa, essa manterrà il nome di questo strumento che ci richiama a tempi cupi dell’umanità. Dobbiamo, invece, continuare a sperare che un bel giorno potremo accendere la Tv e non sentire più parlare di guerre.




