Caro don Stefano, la festa di San Giuseppe dovrebbe essere reintrodotta come festività a tutti gli effetti civili: le ragioni che hanno portato alla sua abolizione non sono convincenti ed è stato un errore! «Dobbiamo salvare l’Italia», si è detto, e le festività sono sparite da un giorno all’altro! Anche il Corpus Domini, l’Ascensione e i Santi Pietro e Paolo sono stati colpiti! Queste feste in particolare sono molto sentite anche in Italia. Il semplice spostamento alla domenica toglie loro tutta la particolarità. Esse hanno un alto valore sociale, culturale e religioso! Non conta nulla? PAUL BERGER - BOLZAnO

Caro Paul, un tempo la vita di fede del popolo italiano ispirava anche la vita civile e le grandi solennità religiose scandivano il tempo della città terrena. Oggi, come sappiamo, non è più così. Ma facciamo un passo indietro. Le famose “festività” (Madre di Dio, Epifania, San Giuseppe, Lunedì dell’Angelo, Ascensione, Corpus Domini, SS. Pietro e Paolo, Assunzione, Ognissanti, Immacolata, Natale e Santo Stefano) sono state introdotte nella neonata Repubblica italiana con la legge n. 260 del 27 maggio 1949. Nel 1977 sono state soppresse agli effetti civili l’Epifania e le solennità di San Giuseppe, dell’Ascensione, del Corpus Domini e dei Santi Pietro e Paolo (e alcune di queste sono state di conseguenza spostate liturgicamente alla domenica successiva).

Nel 1985, poi, a seguito dei nuovi accordi tra Stato e Chiesa dell’anno precedente, sono state reintrodotte agli effetti civili quelle dell’Epifania e dei Santi Pietro e Paolo (ma quest’ultima solo per il Comune di Roma). È rimasta fuori, tra le altre, quella di San Giuseppe, festeggiata come solennità il 19 marzo (il 1° maggio è semplice memoria liturgica dedicata a San Giuseppe Lavoratore). Certamente di questa e delle altre se ne potrebbe chiedere il ripristino come feste civili con una pubblica petizione favorita e presentata dalla Chiesa, come avvenne per l’Epifania. Ma credo che sarà difficile che questo accada, se non altro per lo scollamento tra società civile e “societas” cristiana, che si sta consumando rapidamente in questi anni.

Cosa significa, per limitarci a san Giuseppe, l’umile figura del padre putativo di Gesù per gran parte dei nostri contemporanei? Sta a noi e alle nostre comunità cristiane meditare sulla sua straordinaria figura e cercare di incarnarla nel quotidiano come segno concreto di una vita silenziosa e dedicata alla cura e alla custodia della vita