Caro direttore, ho letto la sua risposta alla “neo mamma arrabbiata con il marito assente” dell’11 dicembre scorso. È vero la mamma non può essere sostituita nell’allattamento, ma in tutto il resto sì. Le giovani mamme di una volta trovavano nella famiglia patriarcale un aiuto nella gestione ordinaria proprio perché dovevano dedicarsi prevalentemente al neonato. I tempi sono cambiati, al marito, compagno, padre si richiede più impegno nella famiglia, ma molti maschi, particolarmente quelli italiani, sono bravissimi nel defilarsi. Ogni scusa è buona per stare fuori casa (da impegni di lavoro gonfiati, agli amici, al tennis, al calcetto…). Non si rendono conto che quando si decide di creare una famiglia tutto va condiviso. Dal mancato supporto alla gestione familiare (lavori domestici) nasce il primo elemento corrosivo che mette in crisi la coppia. Chi se lo può permettere paga una colf o una baby-sitter, ma per pochissime famiglie è un supporto quotidiano. L’errore di fondo è la cattiva educazione che ricevono ancora la maggior parte dei maschi, abituati sin da bambini ad avere una figura femminile che si occupa dei lavori domestici, sicuri di tornare a casa e trovare tutto pronto. Maria CeCilia
Cara Maria Cecilia, nella risposta alla lettera che citi rispondevo a una neo mamma che si lamentava dell’assenza del marito, in mille altre faccende affaccenda to. E mi chiedevo se per caso la sua non fosse una fuga e se non sentisse il peso della nuova situazione. La prima risposta che mi viene in mente ora leggendo la tua lettera è: peggio per loro! Padri distratti destinati a perdersi l’opportunità di condividere il miracolo di dare la vita. Generare non è solo mettere al mondo dei figli, ma anche accompagnare, guidare, formare. Un duro lavoro “artigianale”, fatto di fatica quotidiana, sacrificio, costanza, a volte di delusioni, ma che nel tempo dà grandi frutti soprattutto se si considera che la base dell’educazione non è tanto quello che si dice ma quello che si testimonia. Spesso, però, tutto questo è vissuto come un dovere, una fatica, dimenticando l’altra faccia della medaglia: la bellezza iscritta nella vocazione di essere genitore. Conosco alcuni padri miei coetanei che oggi si fermano a guardare i loro figli dopo una vita intera dedicata alla carriera e che, ritrovandoseli ormai grandi quando non già adulti, rimpiangono di essersi persi le tappe della loro crescita (o più spesso di non averne goduto appieno), soprattutto le prime: la prima volta che hanno parlato, quella in cui hanno camminato, il primo dentino, il primo giorno di scuola, le prime recite, la prima cotta, il primo dolore…
Quello che dici sull’educazione dei maschi nelle famiglie italiane è vero, come è forse vero che anche le figlie femmine non sempre vengono educate fin da piccole a collaborare alle faccende domestiche. Questo accade anche in famiglie in cui la mamma ma lavora e la gestione della casa è demandata a una colf (quando ce la si può permettere!). Per questo credo che, in previsione di una nascita (ma meglio ancora prima), una coppia dovrebbe fare alcuni importanti passi propedeutici, fissando nuove regole e creando nuovi equilibri. Imparare a fare la spesa insieme, aiutarsi nelle faccende domestiche, cucinare insieme, ecc. per il solo piacere di condividere e di servirsi reciprocamente. Questo può aiutare le giovani coppie a prepararsi al nuovo stile di vita che seguirà quando arriverà…
il nuovo arrivato, quel piccolino che sconvolgerà tutto. Oggi lo Stato riconosce il congedo parentale sia alla madre che al padre proprio per garantire a entrambi i genitori l’inalienabile diritto di educare. Un figlio è una grande occasione che non può essere persa: regalarsi la più grande avventura sulla terra, quella di essere genitori insieme


