Caro don Stefano, negli anni ho perso genitori, fratelli, cognati e tante altre persone care, ma raramente ho fatto celebrare per loro Messe di suffragio. Recentemente ho perso mio marito e mi sono fatta parecchie domande sull’argomento. Vado a Messa tutte le mattine e al momento di pregare per i defunti affido a Dio in maniera particolare mio marito e i miei cari.Perché far celebrare una Messa specifica per una persona, il cui nome verrà citato ad alta voce e per il quale hai fatto un’offerta (in alcune chiese c’è addirittura la tariffa fissa…)? Vale di più una Messa “pagata”? Ma il sacrificio di Gesù non è impagabile? Perché mercificare anche la Messa? So che l’offerta è un modo per aiutare i sacerdoti, ma se io faccio due, tre volte l’anno una donazione per il sostentamento del clero, non ho assolto a questo obbligo morale? ANTONINA D’ARPA «La Messa non si paga. Se vuoi fare un’offerta falla, ma non si paga». Così papa Francesco ai fedeli il 7 marzo 2018 parlando di quella parte della Messa, la Preghiera eucaristica, in cui le sacre specie vengono consacrate dal sacerdote. Un modo semplice per dire quello che il Codice di diritto canonico regola con linguaggio giuridico al can. 945: dopo aver dichiarato lecita l’offerta ai sacerdoti perché “applichino” la Messa al defunto, insiste perché essi celebrino la Messa con le intenzioni dei fedeli, «soprattutto dei più poveri, anche senza ricevere alcuna offerta». L’Eucaristia (come ogni altro sacramento) non ha prezzo: è gratis semplicemente perché la riceviamo gratuitamente da Dio come mezzo di grazia e di salvezza. «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date», comanda Gesù ai suoi discepoli (Matteo 10,8). Laddove esistono dei “tariffari” (che brutto termine!) è solo per sensibilizzare le persone perché si sentano, appartenendo alla comunità cristiana, partecipi (e non distaccati fruitori di un “servizio”) del sostentamento dei sacerdoti e delle strutture comuni (chiese, canoniche, oratori, ecc.). Nessun “dovere” morale, dunque. L’offerta, che non è “tariffabile”, è piuttosto un segno di comunione, un atto di partecipazione, un modo di esprimere appartenenza, nel Signore, alla sua comunità di fede. Ogni pretesa di pagamento è, invece, un abuso. Venendo alle tue domande: la Messa “vale” sempre. Se offri durante l’Eucaristia, nel silenzio del tuo cuore, il sacrificio di Cristo per tuo marito e per i tuoi cari, la tua preghiera raggiunge diritto il cuore di Dio. Puoi esserne certa. E questo indipendentemente dal fatto che il sacerdote “applichi” o meno, citando (ma può anche solo farlo in silenzio, ad es. se concelebra o se le circostanze lo richiedono) il nome del defunto. L’espressione verbale del suo nome ha soprattutto la funzione di far partecipare alla comune preghiera di intercessione per lui l’assemblea che prende parte alla Messa
Messe “pagate”? No, le Messe sono “impagabili”
Cosa ne pensa del fatto che alcune sante messe potrebbero essere pagate? Mi riferisco a quelle Messe dedicate a una persona cara per la quale si celebra il funerale e il passaggio nell'aldilà..
5 aprile 2023 • 10:57


