Caro direttore,

La cattedrale di Notre-Dame, un faro di speranza per la pace nel mondo, è tornata a brillare, testimone di un passato che si rinnova.

Le cattedrali sono scrigni di bellezza e di sacralità, luoghi in cui la fede cristiana incontra la grandezza dell’arte, restituendo al mondo un patrimonio che è la storia della civiltà occidentale e anche il nostro futuro.

Spero che nei vari incontri dei capi di Stato vi sia stato tra loro un segnale di speranza e una opportunità.

CELSO VASSALINI


Caro Celso,

Mentre in Francia la cattedrale di Reims è associata ai re (la maggior parte dei quali è stata incoronata lì), Notre-Dame è invece la cattedrale del popolo.

Come non ricordare, infatti, i tanti fedeli che si sono raccolti spontaneamente sulle rive della Senna la sera dell’incendio per pregare affinché le fiamme non distruggessero completamente l’edificio?

Quelle preghiere sono state ascoltate e ora affidiamo la nostra preghiera per la pace a Maria, perché i “grandi” del mondo vengano toccati nel cuore e spengano gli incendi di guerra sempre più numerosi.

Ma per questo servono anche tanti anonimi artigiani di pace – ciascuno di noi – che lavorino alacremente nei loro piccoli cantieri quotidiani per costruire quella pace.

Proprio come hanno fatto nel silenzio e in ogni condizione atmosferica quelle migliaia di lavoranti in questi cinque anni.

Una buona metafora per questo Natale, in cui, nella prima lettura della Messa della notte di Natale, invocheremo il «Principe della pace» (Isaia 9,5).