A ghi, si è recata a Kiev. L’unica cosa mutata, purtroppo, è il numero delle vittime. ncome il suo predecessore Dra che la Presidente Meloni, Anchestavolta si è parlato più di Ucraina che di ucraini, lo stesso errore che si sta commettendo con la Russia. La nazione, i leader davanti al popolo. L’Ucraina sta sicuramente difendendo la sua libertà, ma a che prezzo? È questo quello che vogliono tutti gli ucraini (non dimentichiamo che lì vige la legge marziale)? Dire che sarà pace solo alle condizioni dell’Ucraina sottintende una sconfitta della Russia. È realistico questo? Abbiamo veramente fatto tutto il possibile per scongiurare i morti e l’escalation? Siamo convinti che l’escalation possa far riflettere Putin? DANIELE PICCININI
L a guerra insensata in Ucraina mi ricorda le parole della mia mae stra delle elementari negli anni ’50. Lei abitava in un palazzo vici no alla stazione di Brescia pieno- - di buchi lasciati dalle bombe. Diceva a noi bambini che saremmo stati più fortunati perché non avremmo mai più avuto la guerra, che per noi sarebbe arrivato il benessere e ci sarebbero stati meno poveri. Nel nostro quartiere ce n’erano così tanti... Cara maestra, le guerre non se ne sono andate e il benessere – è vero – è aumentato, ma ci sono ancora tanti poveri... ELSA
Il 24 febbraio scorso siamo entrati nel secondo anno della guerra rus so-ucraina e siamo ormai di fronte a un’escalation bellica che non sappia mo dove porterà. Intanto il conteggio- - complessivo dei morti supera i 300mila, tra cui molti civili. A questo si aggiunge la distruzione sistematica di villaggi, città e infrastrutture dell’Ucraina, che mettono questo paese in ginocchio e lo privano sempre più di speranza. Siamo in guerra. Tutti. Forse è proprio la “terza guerra mondiale”, come papa Francesco chiama questo progressivo moltiplicarsi di conflitti, anche locali e a bassa intensità. Ormai dobbiamo abituarci a questa tragica idea: fuocherelli pronti a unirsi e a moltiplicare i loro effetti distruttivi. L’illusione del “mai più” che ha accompagnato le generazioni del dopoguerra in Europa si è definitivamente dissolta un anno fa. Ma aveva già avuto le prime avvisaglie dopo la caduta del Muro di Berlino, alla dissoluzione dell’ex Jugoslavia, che ha seminato morte e distruzione in nome di quello stesso nazionalismo, che oggi pare essere rinato dalle sue ceneri. Era un’illusione. Oggi come allora la guerra in nome della na zione schiaccia milioni di persone in car- UN ANZIANO GESUITA AUSTRIACO
ne e ossa nel nome di principi astratti per opporre popolo a popolo, russo a ucraino, per perseguire gli sporchi scopi di potere dei dittatori e dei loro solidali, oligarchi o chi per essi. Ieri come oggi. Niente di nuovo sotto il sole. Così è per Putin, che in patria non ha praticamente opposizione. Chi va a morire da quella parte del fronte sono i poveracci, i figli delle campagne che lasciano, a volte per sempre, campi, mogli, figli e madri per una guerra che non è la loro. Siamo entrati ormai in una nuova era dei rapporti internazionali. Il conflitto tra le democrazie e i dispotismi sarà il futuro prossimo di questo nuovo tempo che si apre. Prepariamoci. Infine, una parola sulla Chiesa, o meglio sulle chiese. Alla voce di papa Francesco si uniscono in Italia quelle di tante persone di buona volontà che manifestano e prendono iniziative lodevoli (ricordiamo, da ultimo, la marcia Perugia-Assisi per l’anniversario della guerra), ma non si intravvede l’ombra di manifestazioni oceaniche (come fu per la guerra in Vietnam), che possano esercitare una pressione sui politici per forzare la via diplomatica. Così facendo da cittadini accettiamo di delegare a loro ogni iniziativa (invio delle armi, escalation...). Se poi guardiamo oltrecortina (temo che dovremo riesumare dagli archivi della storia termini come questo che sembravano cancellati per sempre), leggiamo di religiosi (e religiose) delle chiese ortodosse in Ucraina legati al Patriarcato di Mosca, che agiscono da spie per controllare e fare delazione. Il concetto di nazione inquina anche il Vangelo. Ma riconosciamo anche qualche seme di speranza, come la dichiarazione di Natale di alcuni cristiani russi appartenenti a varie confessioni. Laici, pastori, insegnanti e sacerdoti che, con coraggio e a rischio della loro vita, rigettano la guerra e affermano che «una delle massime espressioni di patriottismo consiste nel predicare il Vangelo al proprio popolo, e che un popolo che aspira alla prosperità debba innanzitutto rispettare i comandamenti divini». Vi consiglio di leggerla


