Caro don Stefano, mi riferisco al recente parricidio vicino a Trento di un diciannovenne bosniaco. Un precedente era avvenuto nel 2020 ad opera di Alex Pompa, allora diciottenne, recentemente assolto in via definitiva.

Il bombardamento di una certa notizia sui social può avere un effetto emulazione che potrebbe indurre altri giovani a compiere lo stesso gesto nei confronti del padre violento verso la madre.

Ma non è stato mai nemmeno avviato alcun dibattito su questo fenomeno e si è dato invece risalto all’assoluzione definitiva del ragazzo, facendo quasi credere che sia un giusto omicidio perché fatto in difesa della madre. Ma per la nostra fede ogni omicidio è inammissibile.

E poi mi chiedo: come può un giovane vivere sereno dopo un fatto del genere anche se assolto dalla legge umana?

UN LETTORE FEDELE


Il parricidio, ovvero l’omicidio del proprio padre, è un crimine gravissimo per il nostro ordinamento giuridico. E, anche se non c’è un episodio specifico nella Bibbia, contravviene in modo molto grave al precetto di onorare i propri genitori.

Poi, però, c’è il dramma della vita, delle violenze domestiche, della rabbia che si accumula e che a un certo punto arma la tua mano con un coltello. E c’è il dramma della propria coscienza, che deve fare i conti per tutta la vita con quell’atto estremo.

Il tribunale umano è chiamato a far rispettare la giustizia umana, quello della nostra coscienza se la deve vedere con la giustizia divina e con il giudizio ultimo di Dio.

A noi il compito di parlarne, di educare, di aiutare. E, non da ultimo, di pregare.