Lc 10,21-24 - Sabato della XXXIV Settimana del Tempo Ordinario - Anno Dispari

“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra”. È bello pensare che Dio gioisce, e che la nostra fede può essere motivo di esultanza nel cuore di Cristo. La sua gioia nasce dal fatto che il Padre rivela le cose più vere non ai sapienti, ma ai piccoli.

Non è un elogio dell’ignoranza, ma un avvertimento: quando il nostro cuore è gonfio di orgoglio e superbia, non c’è spazio per la grazia. Gesù esulta perché il Regno passa attraverso la semplicità. I piccoli sono quelli che non trattengono, che non vogliono controllare tutto, che non si appoggiano sulla propria competenza, che non hanno bisogno di dimostrare sempre qualcosa. Sono quelli che si fidano. E Dio si lascia raggiungere da chi ha un cuore umile, non da chi ha un curriculum spirituale perfetto. “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete”.

Ci sono persone che cercano Dio e non lo trovano, altre che lo incontrano e non lo riconoscono. La beatitudine dei discepoli è poter vedere Dio nella quotidianità di un volto umano. La nostra beatitudine di oggi è riconoscere Cristo nei segni discreti del presente: in una parola buona, in una sete di verità, in un’amicizia vera e che risana, in una piccola cosa che ci è successa.

Bisogna diventare piccoli per vedere meglio e non farci imprigionare dall’idea di sapere già tutto, ma stupendoci come bambini che si fidano. Perché la verità di Dio passa dove c’è spazio, e il cuore umile è sempre abbastanza largo per accoglierla.