Lc 16,1-8 - Venerdì della XXXI Settimana del Tempo Ordinario - Anno Dispari - (7 novembre 2025)

Si può passare un’intera vita pensando di farla franca attraverso la nostra furbizia, o la nostra scaltrezza. Dimentichiamo però che Dio esiste, e che prima di essere misericordioso è innanzitutto giusto. La giustizia è la capacità di prendersi la responsabilità di ciò che abbiamo fatto, o siamo stati. Se noi non rendessimo mai conto della nostra vita, allora noi staremo nel cuore stesso dell’inferno e percepiremmo il male come il vero protagonista della storia.

La pagina del Vangelo di Luca di oggi ci ricorda che prima o poi, al di là delle nostre furbizie e delle nostre scorciatoie, dovremmo rendere conto della nostra vita e assumercene le conseguenze. Ma che cosa accadrebbe di noi se ci accorgessimo di non avere più il tempo di aggiustare le cose sbagliate che abbiamo fatto, o di riparare al danno che abbiamo causato? La parabola raccontata da Gesù è molto chiara: un amministratore disonesto non può fingere di essere onesto, ma può fare una cosa geniale: essere più buono, più generoso, più accondiscendente, più capace di carità rispetto agli altri, nella speranza che quell’amore possa essere la contropartita dei suoi errori.

È un po’ come dire: non puoi aggiustare il passato ma da questo momento puoi amare di più, molto di più, infinitamente di più. E questo può darti l’opportunità di non finire male. Ha ragione San Pietro quando scrive che “la carità copre una moltitudine di peccati”.

Vai alle LETTURE DEL GIORNO