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Due cose possono esserci d’aiuto nel Vangelo di oggi. La prima riguarda l’immagine che Gesù usa per descriverci ancora una volta il regno dei cieli: “è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi”.
Sembra che così Gesù sappia intercettare la sensazione che proviamo nel vedere che in questa nostra vita il bene è mescolato al male, e i buoni sono accanto ai cattivi. Verrà un tempo, dice Gesù, in cui si farà una cernita e il bene sarà ben distinto dal male e ogni cosa avrà la sua conseguenza. Questo dà una speranza di giustizia a chi ad esempio è vittima del male, ma dà una speranza a ognuno perché ci ricorda che verrà un tempo in cui anche da noi stessi Dio saprà separare il bene e il male che ci portiamo dentro. Infatti anche noi siamo intimamente bene e male, e anche noi abbiamo bisogno di imparare la giusta distinzione tra le cose.
Un sacerdote che stimo molto mi ripete spesso: “ricorda che tanto è alta la montagna e va verso il cielo, tanto è anche profonda e sprofonda nella terra”. È un modo efficace di dire che i grandi talenti sono spesso accompagnati anche da altrettante grandi fragilità. Ricordarci questo ci rende tutti più umili.
La seconda immagine Gesù la usa per parlarci della conversione dello scriba: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». La grandezza di chi si converte davvero non è salvare tutto o buttare tutto, ma saper valorizzare il bene ovunque esso si trovi, e buttar via il male ovunque anch’esso si trovi. È sbagliato quindi pensare che tutto ciò che c’era nel passato era migliore di ciò che c’è ora nel presente, o al contrario tutto ciò che viviamo ora ci autorizza a disprezzare tutto ciò che era invece nel passato. Questo dualismo nuoce alla vita e alla Chiesa.
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