Ancora una volta il Vangelo ci racconta la scena dell’ultima cena. Questa volta è la versione che ne dà l’evangelista Matteo. È grazie a lui che sappiamo il prezzo pattuito affinché Gesù fosse consegnato: “Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo”. La somma di trenta monete è la stessa che a quei tempi ti permetteva di poter comprare un somaro o uno schiavo. Gesù viene quantificato con il prezzo di uno schiavo. Il suo valore incalcolabile viene ridotto al prezzo di un reietto della società. Il gesto di Giuda rende visibile quanto possa essere grande l’amore che Gesù ha per ciascuno di noi. Pur di salvarci si fa schiavo. Pur di rendere visibile l’amore del Padre egli accetta di essere annoverato tra i malfattori. Ma la cosa che colpisce è che il segno del tradimento si mescola con quello della prossimità più intima: “Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà”. Mangiare dallo stesso piatto e tradire, in questo racconto si mescolano tra di loro. Dobbiamo stare attenti a pensare che siccome viviamo una certa intimità con Dio (ci accostiamo ai sacramenti, partecipiamo alle liturgie, preghiamo, compiamo gesti in suo nome) allora automaticamente siamo dalla parte giusta. Potrebbe accadere che nonostante questa intimità noi siamo radicalmente distanti da Lui perché il nostro cuore con i suoi ragionamenti contorti si è allontanato, si è perduto. “Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto»”.
Il tradimento di Giuda mostra la grandezza dell'amore di Gesù
4 aprile 2023 • 16:30
Riflessione di Mercoledì 5 Aprile - Matteo 26,14-25




