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“Non potete servire a Dio e a mammona”. Non si può servire Dio e il denaro. Sembra uno slogan populista, ma in realtà è la chiave di lettura del nostro mondo. Basta guardarsi intorno e accorgersi che il vero motore della storia non è l’amore, ma quell’attaccamento malato al denaro per cui siamo disposti a tutto, persino a uccidere.
Un credente non può ignorare questa tentazione, e questo rischio. Dobbiamo sempre domandarci che rapporto abbiamo con il denaro, se siamo posseduti da lui, o semplicemente ci rendiamo conto che può essere solo un alfabeto attraverso cui manifestare la condivisione, l’amore, il sostegno reciproco. “I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. Egli disse: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio”.
Si può essere credenti in questo modo, e paradossalmente si può essere anche Chiesa in questa modalità. Quando entra il cancro dell’attaccamento al denaro, la fede o la comunità smettono di essere cristiane per trasformarsi semplicemente in una delle tante cose ingiuste e effimere di questo mondo. Quando il mondo entra nella Chiesa, rendendola appunto mondana, lo fa quasi sempre attraverso il denaro e il potere.
Meglio essere poveri, che essere maledetti. Bisogna vigilare molto, e domandarsi costantemente se siamo caduti nella trappola del dio denaro, o siamo ancora fedeli al Dio di Gesù Cristo.
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