Mt 15,29-37 - San Francesco Saverio, Presbitero - Memoria

Nel Vangelo di oggi Gesù sale sul monte ed è circondato da folle segnate da ogni forma di ferite: storpi, ciechi, sordi, zoppi, malati. La gente sembra deporre tutto ai suoi piedi. È un’immagine molto forte: il dolore che non si nasconde, ma si consegna. È lì che accade il miracolo: “E li guarì”.

Davanti a Cristo non dobbiamo fingere; possiamo poggiare tutto su di Lui. La guarigione non sempre è fisica, ma sempre è un riaprire il cuore alla speranza. Poi arriva la fame della folla. Una fame semplice, concreta, non astratta. I discepoli vorrebbero congedarli, ma Gesù li trattiene da questa tentazione di lavarsene le mani. La compassione di Cristo non è sentimento astratto, è scelta operativa. E prende il poco che c’è, sette pani e pochi pesci, e li spezza. È così che Dio fa: parte dal nostro poco e lo moltiplica.

Non chiede ciò che non abbiamo, chiede quello che possiamo offrire. Questo Vangelo fa da fondale di luce alla memoria liturgica di San Francesco Saverio, missionario ardente, che attraversò mari e terre lontane per annunciare Cristo a popoli che non lo conoscevano. Anche lui, come Gesù sul monte, guardò le folle con compassione. Non portò grandi mezzi umani, ma un cuore pieno di Cristo. E quel poco Dio lo moltiplicò in un’opera immensa di evangelizzazione. Forse la missione non è altro che questo: essere disponibili perché Cristo passi attraverso di noi. Essere come quei pani nelle mani di Gesù, che si lasciano spezzare per diventare cibo. Non si tratta di essere forti, ma offerti. Non perfetti, ma ancora una volta consegnati.

San Francesco Saverio si lasciò spendere fino all’ultimo respiro, e il mondo cambiò attorno a lui. Il Vangelo di oggi ci invita a fare lo stesso: consegnare il nostro poco, le nostre povertà, le nostre stanchezze, tutto! affinché Cristo le trasformi in nutrimento per chi ha fame di amore e di verità.