Lc 19,1-10 - Martedì della XXXIII Settimana del Tempo ordinario - Anno Dispari - (18 novembre 2025)

Zaccheo è un uomo piccolo. Non solo in statura, ma soprattutto nel cuore. È uno che ha costruito la propria vita accumulando, trattenendo, difendendo ciò che pensava potesse salvarlo. E invece, come spesso accade, ciò che ci illudiamo possa riempirci finisce per renderci ancora più soli. Ma proprio dentro questa solitudine nasce il desiderio che cambia tutto: “Voleva vedere chi era Gesù”.

Nulla di più semplice, nulla di più decisivo. La vita spirituale comincia sempre da una mancanza che diventa domanda. Zaccheo sale su un sicomoro perché non vuole rinunciare a quel desiderio. Non gli importa di esporsi al ridicolo: quando sei disperato, smetti di avere paura di ciò che la gente pensa. E il Vangelo ci sorprende come sempre: è Gesù a fermarsi, è Gesù a cercarlo, è Gesù a pronunciare il suo nome. “Zaccheo, scendi subito, oggi devo fermarmi a casa tua”. È uno dei verbi più belli del Vangelo: “devo”.

Non perché Zaccheo se lo meriti, ma perché il cuore di Dio ha un’urgenza: incontrare ciò che è perduto. E così la casa che Zaccheo teneva chiusa per paura diventa il luogo in cui Dio entra e rimette ordine. Non con rimproveri, ma con una presenza che scioglie le difese. Quando il Signore ti guarda davvero, non hai più bisogno di trattenere nulla: “Do la metà ai poveri… restituisco quattro volte tanto”.

Non è moralismo, è liberazione. Quando incontri Cristo, scopri che ciò che trattenevi per sopravvivere non ti serve più per vivere. Il Vangelo di oggi è un invito a non censurare i desideri che ci abitano, anche quelli che sembrano piccoli come Zaccheo. Perché proprio da lì può nascere la possibilità che Dio ci sorprenda. È un invito a lasciarci trovare. Perché Gesù continua a ripetere anche a noi: “Oggi voglio fermarmi a casa tua”. Il problema non è se siamo degni, il problema è se abbiamo ancora il coraggio di salire su un sicomoro pur di vederlo passare. E lasciarci guardare.

Vai alle LETTURE DEL GIORNO