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Somayya Jabarti, chi era costei? In poche parole: una donna alla quale i libri di storia dedicheranno con ogni probabilità almeno un breve paragrafo. Perché la Jabarti qualche giorno fa è diventata la prima donna a diventare direttore di un quotidiano in Arabia Saudita, il Saudi Gazette.
Il regno superintegralista subisce da qualche anno i colpi del movimento che spinge per una maggiore integrazione delle donne nel tessuto sociale. La recente protesta per autorizzare le donne a guidare l'automobile (l'Arabia Saudita è l'unico Paese al mondo che neghi questo piccolo diritto), che ha fatto il giro del mondo, è stato il segnale più evidente.
La Jabarti è in realtà una vera donna in carriera. In Arabia Saudita sono due i principali quotidiani in lingua inglese, l'Arab News e, appunto, il Saudi Gazette. Nel primo la giornalista era ascesa fino al grado di vice-direttore, nel secondo ha fatto il balzo definitivo. Nel suo Paese, però, è nota anche per aver scritto, nel 2011, un lungo articolo in cui immaginava il suo Paese nell'anno 3000. Anno in cui, scriveva la Jabarti, le donne avrebbero potuto guidare liberamente.
Il suo predecessore, Khaled Almaeena, giornalista molto noto nel mondo arabo, nell'articolo di commiato in cui pure sottolineava la novità della nomina di una donna, ha scritto di averla scelta "non in base a considerazioni di genere ma solo di merito". Il che dev'essere vero per forze, visto che la Saudi Gazette ha solo tre giornalisti maschi sui ventuno totali. Lei, per parte sua, non ha esaltato ma neppure sottostimato il fatto di aver raggiunto una posizione finora riservata ai soli uomini. Nel primo editoriale ha scritto: "Essere la prima donna direttore di giornale sarà una responsabilità doppia... Le mie azioni e i miei risultati si rifletteranno anche sulle altre donne del mio Paese. Il mio eventuale successo non sarà completo se non vedrò altre donne saudite raggiungere nel mondo dei media le posizioni di vertice, quelle in cui si prendono le decisioni". Decisa, la ragazza.
Il regno superintegralista subisce da qualche anno i colpi del movimento che spinge per una maggiore integrazione delle donne nel tessuto sociale. La recente protesta per autorizzare le donne a guidare l'automobile (l'Arabia Saudita è l'unico Paese al mondo che neghi questo piccolo diritto), che ha fatto il giro del mondo, è stato il segnale più evidente.
La Jabarti è in realtà una vera donna in carriera. In Arabia Saudita sono due i principali quotidiani in lingua inglese, l'Arab News e, appunto, il Saudi Gazette. Nel primo la giornalista era ascesa fino al grado di vice-direttore, nel secondo ha fatto il balzo definitivo. Nel suo Paese, però, è nota anche per aver scritto, nel 2011, un lungo articolo in cui immaginava il suo Paese nell'anno 3000. Anno in cui, scriveva la Jabarti, le donne avrebbero potuto guidare liberamente.
Il suo predecessore, Khaled Almaeena, giornalista molto noto nel mondo arabo, nell'articolo di commiato in cui pure sottolineava la novità della nomina di una donna, ha scritto di averla scelta "non in base a considerazioni di genere ma solo di merito". Il che dev'essere vero per forze, visto che la Saudi Gazette ha solo tre giornalisti maschi sui ventuno totali. Lei, per parte sua, non ha esaltato ma neppure sottostimato il fatto di aver raggiunto una posizione finora riservata ai soli uomini. Nel primo editoriale ha scritto: "Essere la prima donna direttore di giornale sarà una responsabilità doppia... Le mie azioni e i miei risultati si rifletteranno anche sulle altre donne del mio Paese. Il mio eventuale successo non sarà completo se non vedrò altre donne saudite raggiungere nel mondo dei media le posizioni di vertice, quelle in cui si prendono le decisioni". Decisa, la ragazza.



