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Un giorno, forse, riusciremo a sapere qualcosa in più sull'Isis, l'armata terroristica che è riuscita a occupare un'ampia porzione porzione di Siria e Iraq. Riusciremo, forse, a capire, come abbia fatto a crescere così rapidamente e a organizzarsi così bene. Allora, forse, scopriremo verità che oggi non riusciamo nemmeno a immaginare.
Per esempio: come ha fatto un gruppo terroristico in apparenza nato dal nulla a sviluppare un proprio servizio segreto? Un apparato così efficiente da occuparsi anche di controspionaggio? Nemmeno Al Qaeda ci era arrivata: come tutti i terroristi, anche i seguaci di Bin Laden strisciavano nel buio per nascondersi e colpire all'improvviso. Lo facevano "in grande", ma in buona sostanza era tutto qui, il comportamento tipico dei terroristi.
L'Isis no. Gli analisti che lo seguono da vicino ora ci spiegano che una delle strategie che hanno propiziato l'avanzata dell'Isis è stato proprio l'uso delle spie, arruolate tra i cittadini delle città da conquistare. Dopo l'ingresso a Mosul, ma anche in città minori come Hit (entrambe in Iraq) i miliziani dell'Isis sono passati di casa in casa a rastrellare tutti coloro che si erano espressi contro il loro arrivo, opportunamente segnalati in precedenza da concittadini di parere opposto. E dopo i primi bombardamenti americani, un ramo speciale dell'Isis si è incaricato non solo di garantire la sicurezza dei capi ma anche di arrestare ed eliminare tutti coloro che erano sospettati di aver passato informazioni atte a far localizzare gli obiettivi sensibili.
Chi ha creato un'organizzazione di questo tipo? Come? Con quali mezzi e competenze? Certo, nell'Isis militano ex ufficiali dell'esercito siriano. Ma da soli non potevano bastare. Un giorno sapremo. Forse.
Per esempio: come ha fatto un gruppo terroristico in apparenza nato dal nulla a sviluppare un proprio servizio segreto? Un apparato così efficiente da occuparsi anche di controspionaggio? Nemmeno Al Qaeda ci era arrivata: come tutti i terroristi, anche i seguaci di Bin Laden strisciavano nel buio per nascondersi e colpire all'improvviso. Lo facevano "in grande", ma in buona sostanza era tutto qui, il comportamento tipico dei terroristi.
L'Isis no. Gli analisti che lo seguono da vicino ora ci spiegano che una delle strategie che hanno propiziato l'avanzata dell'Isis è stato proprio l'uso delle spie, arruolate tra i cittadini delle città da conquistare. Dopo l'ingresso a Mosul, ma anche in città minori come Hit (entrambe in Iraq) i miliziani dell'Isis sono passati di casa in casa a rastrellare tutti coloro che si erano espressi contro il loro arrivo, opportunamente segnalati in precedenza da concittadini di parere opposto. E dopo i primi bombardamenti americani, un ramo speciale dell'Isis si è incaricato non solo di garantire la sicurezza dei capi ma anche di arrestare ed eliminare tutti coloro che erano sospettati di aver passato informazioni atte a far localizzare gli obiettivi sensibili.
Chi ha creato un'organizzazione di questo tipo? Come? Con quali mezzi e competenze? Certo, nell'Isis militano ex ufficiali dell'esercito siriano. Ma da soli non potevano bastare. Un giorno sapremo. Forse.



