l lettore fedele di questa rubrica ricorderà che al centro della scorsa puntata erano di scena gli angeli. Continuerò a parlarne ricorrendo alla lettera che un telespettatore mi aveva indirizzato quando curavo la trasmissione Frontiere dello spirito. Ecco la sostanza del suo quesito. «Il racconto della Genesi nel cap. 3 finisce coi Cherubini, nome che ho letto derivare dalla cultura mesopotamica, per indicare gli esseri monumentali alati che custodivano le aree sacre o regali. Costoro bloccano l’ingresso al Paradiso terrestre, evidente simbolo, a mio avviso, della “scomunica” dell’uomo peccatore dalla comunione con Dio.
Il mio quesito vorrebbe puntare a una particolare tradizione, quella dell’angelo decaduto, un mito di straordinaria efficacia, presente nel Paradiso perduto, famoso poema dell’inglese John Milton (1608-1647)».
La domanda è, allora, questa: in quale testo biblico si descrivono la creazione degli angeli e la ribellione di alcuni di essi, destinati a diventare «il diavolo coi suoi angeli» (Matteo 25,41)? Ebbene, a differenza degli scritti «apocrifi», cioè i testi giudaici e cristiani non riconosciuti dalla Chiesa come ispirati da Dio, che su questo argomento sono molto loquaci, la Bibbia canonica è estremamente sobria. Certo, anche gli angeli sono creature di Dio, ma nelle due pagine che descrivono la creazione, presenti rispettivamente nel c. 1 e nei cc. 2-3 del libro della Genesi, non si dice quando essi sono creati. Lo stesso serpente è identificato col diavolo non dalla Genesi ma da uno degli ultimi libri – cronologicamente parlando – della Bibbia, quello della Sapienza (2,24). Abbiamo già visto a suo tempo il rilievo della figura di Satana nella Bibbia, ma per la «caduta» degli angeli le Scritture ispirate sono molto reticenti e solo allusive. Nella Lettera di Giuda si parla degli «angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora; Dio li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno» (v. 6). Analoga è la testimonianza della Seconda Lettera di Pietro: «Dio non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li precipitò negli abissi tenebrosi dell’inferno, serbandoli per il giudizio» (2,4). L’idea è sottesa anche nella scena simbolica del libro dell’Apocalisse ove si afferma che «il grande drago, il serpente antico colui che è chiamato il diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli» (12,9). Per sapere qualcosa di più sulla ribellione degli angeli bisogna, allora, ricorrere alle pagine, spesso incerte tra teologia e fantasia, dei testi apocrifi giudaici, come il Libro di Enoc (III-II sec. a.C.) che offre quei particolari entrati successivamente nella tradizione e nelle raffigurazioni artistiche, colte e popolari. È a questi scritti che attinse anche il Corano che presenta la legione dei demoni come formata da angeli che, avendo a capo Iblis (deformazione del greco diábolos, «diavolo»), rifiutarono l’ordine divino di prostrarsi in venerazione davanti ad Adamo e furono perciò maledetti da Dio. Una nota finale a margine. «Lucifero », considerato come il capo degli angeli ribelli nella tradizione popolare cristiana, in realtà nel libro di Isaia è il titolo solenne del re di Babilonia il cui peccato «diabolico» fu quello di considerarsi come Dio. Il profeta sarcasticamente lo interpella così: «Come mai sei caduto dai cieli, stella del mattino (Lucifero), figlio dell’aurora?» (14,12).


