La misericordia comprende un corollario di altre virtù che hanno gradazioni diverse. Ne citiamo questa volta una che potremmo denominare rispetto o delicatezza nei confronti degli altri, anche quando sbagliano. Nell’antologia di scene bibliche ove s’incontrano la vita familiare e la misericordia, ne scegliamo ora una un po’ imbarazzante. È da cercare nel cap. 9 del libro della Genesi (versetti 18-27). La vicenda è nota: Noè scopre l’attrazione che può creare il vino e precipita in uno stato umiliante davanti ai propri figli, Sem, Cam e Iafet.
Certo, il vino in sé è una bevanda gustosa che «allieta il cuore dell’uomo » (Salmo 104,15), tanto che diventa un simbolo dell’era messianica («un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati» Isaia 25,6) ed è, alla fine, il segno eucaristico della presenza di Cristo nella storia. Ma è la Bibbia stessa a mettere in guardia contro le degenerazioni a cui il vino conduce: basti leggere il quadretto ironico presente nel cap. 23 del libro dei Proverbi (vv. 29-35). Ma torniamo alla scena di Noè ebbro e scomposto, denudatosi nella sua tenda.
È di fronte a questo spettacolo indecoroso che prende vita quel sentimento di misericordia-rispetto a cui accennavamo. A testimoniarlo sono però solo due figli, Sem e Iafet: il minore Cam, invece, fissa il padre nudo con disprezzo e sarcasmo e va a raccontare la situazione ai fratelli. Costoro «presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono la nudità del loro padre; avendo tenuto la faccia rivolta indietro, non videro la nudità del loro padre» (9,23). Il loro gesto è un’attestazione di pudore rispettoso nei confronti del genitore.
Si adempie, così, quel precetto che sarà codificato nel Decalogo, destinato a tutelare il corretto e sereno rapporto tra le generazioni: «Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore tuo Dio» (Esodo 20,12). Non per nulla il racconto della Genesi si conclude con il risveglio dall’ebbrezza di Noè e con le benedizioni che egli riserva ai due figli che ebbero compassione e rispetto di lui nel momento della sua debolezza.
Concludiamo con il commento di un sapiente del II sec. a.C., il Siracide, il quale delinea una situazione non rara ai nostri giorni quando nelle famiglie si presenta il dramma della demenza senile o dell’Alzheimer, un’esperienza amara e ardua da vivere. Il Siracide ci ricorda che nel padre e nella madre abbiamo sempre un segno dell’amore di Dio e quindi il peccato contro di loro è colpire il Signore stesso, e un atto di compassione verso di loro si riverbera in benedizione sul figlio misericordioso.
Ecco le parole di quel sapiente biblico: «Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Sii indulgente, anche se perde il senno, e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore. L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa. Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te, come brina al calore si scioglieranno i tuoi peccati. Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore, chi insulta sua madre è maledetto dal Signore» (3,12-16).