Il prodigio dei pani, Giovanni nel suo Vangelo fa seguire un ampio discorso tenuto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao, il cui tema centrale è il «cibo che rimane per la vita eterna», che viene indicato alla folla dal maestro di Nazaret come ciò che va davvero cercato. Alla domanda: «Signore dacci sempre questo pane», Gesù risponde indicando se stesso quale «Pane della vita», il che scatena la reazione di quelli che Giovanni chiama «Giudei». Un modo tutto suo di identi care la folla quando manifesta la propria incredulità nei confronti di Gesù, come accade proprio nei primi versetti del brano evangelico che ascoltiamo in questa quarta domenica dopo il Martirio del Precursore.
C’è mormorazione, infatti, in risposta all'affermazione di Gesù circa «il pane disceso dal cielo»: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di Lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Lo scandalo per loro è dunque quello dell’incarnazione. Se l’origine umana del Nazareno è nota, come può provenire dal cielo?
Per rispondere ai loro dubbi, Gesù non cerca di dimostrare la verità delle proprie affermazioni, ma fa capire loro che per poterle comprendere occorre assumere l’atteggiamento giusto. Cioè, mentre ai Giudei fa problema l’identità che Lui rivendica per sé, ciò che viene veramente messo in questione è la loro identità: sono degli increduli e se vogliono comprendere qualcosa di Lui devono assumere l'identità di credenti.
Il percorso dall’incredulità alla fede che viene loro proposto ha due condizioni: l’iniziativa da parte di Dio e l’ascolto autentico delle Scritture. Riconoscere in Gesù l’inviato dal cielo non è cosa immediatamente disponibile alla capacità umana («Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre»), come anche conferma la testimonianza della Scrittura («Tutti saranno istruiti da Dio»). Però, il tempo del perfetto insegnamento da parte di Dio, preannunciato dai profeti, è giunto a compimento e si realizza in Cristo. In Lui siamo istruiti da Dio; a Lui si può andare per essere illuminati grazie all’azione del Padre che ci attira verso il Figlio.
Le immagini finali del pane e del mangiare arricchiscono di senso il tema del cammino verso la salvezza e aprono una strada ulteriore al percorso della fede. C’è un pane capace di introdurre in una vita che non conosce la morte, un pane di vita disceso dal cielo. Gesù si identifica di nuovo con tale cibo divino, il «pane vivo», indicando la propria carne come nutrimento vitale a favore del mondo.
Il rimando è alla morte di Gesù e all’offerta della sua stessa vita come cuore della storia della salvezza e come elemento su cui poggiare la fede. I riferimenti eucaristici sono evidenti. La memoria dell’ultima Cena, nella quale il valore salvifico della morte di Cristo è reso esplicito, diventa dunque una via concreta per giocare la propria fede e accogliere la salvezza. Accogliere e riconoscere l’amore del Padre nel dono che Gesù fa di sé e della propria carne è la conversione richiesta per entrare nella vita piena.


