In questa VI Domenica del Tempo pasquale, il brano evangelico tratto dai discorsi di Gesù nell’ultima Cena secondo il Vangelo di Giovanni, ci invita già a porre lo sguardo sul dono che conclude i giorni dedicati al mistero pasquale, quello dello Spirito. Quella contenuta nella sezione scelta per la liturgia è l’ultima sentenza di Gesù circa il Paraclito, già introdotto nei passi precedenti come una presenza che caratterizzerà il futuro della vita dei discepoli, determinandolo fortemente. Qui viene identifi cato con lo «Spirito di verità» e il tema particolare che Giovanni aff ronta è il ruolo che tale Spirito avrà a favore della comunità. L’evangelista, nel farlo, distingue due periodi precisi: il primo è quello in cui Cristo ha preso parola e che rappresenta il presente all’interno del racconto; il secondo è quello in cui a parlare sarà lo Spirito e che sarà il futuro dopo la Pasqua di Gesù.

Il tempo presente è segnato della separazione del Maestro dai suoi e dal fatto che, per quanto ci sia ancora molto da dire, non si presta più all’insegnamento poiché, prima della Passione, i discepoli non sono in grado di cogliere rettamente le sue parole (nel testo: «portarne il peso»). Questa incompletezza dell’insegnamento di Gesù non è certamente da intendersi in termini quantitativi ma anzitutto qualitativi. Al momento, i discepoli non hanno ancora tutti gli strumenti per andare più in profondità. Solo la svolta pasquale permetterà loro una vera comprensione della rivelazione che è avvenuta in Cristo. Ciò avverrà nel futuro della vita dei discepoli e il Paraclito, in quanto «Spirito di verità», avrà una parte determinante, perché assumerà il ruolo di comunicatore del volto autentico di Dio e di interprete della realtà divina («verità» in Giovanni è da intendersi come la rivelazione del volto paterno e amorevole di Dio in Cristo).

Lo Spirito guiderà «dentro la verità tutta intera», lasciando intendere che non mostrerà cose nuove, ma condurrà all’appropriazione, attualizzazione e approfondimento di ciò che Gesù ha consegnato ai suoi. In modo particolare, il suo compito sarà svelare «le cose future», da intendersi qui come il farsi presente di Cristo nel tempo post-pasquale e come la comprensione del Vangelo quale senso e principio di vita della comunità futura. Ciò accadrà poiché lo Spirito glorifi cherà Gesù, cioè darà attualità alle sue parole custodendone la memoria, rendendolo visibile e riconoscibile in seno alla comunità.

Il Paraclito consentirà ai discepoli dopo la Pasqua di aff rontare il loro tempo come un tempo abitato dal Risorto, dalla sua parola e dalla sua promessa, poiché nel suo parlare non farà altro che «dire Cristo». Grazie allo Spirito, impareranno a dire parole evangeliche anche di fronte a tutte le sfi de che con il Maestro ancora non avevano aff rontato. La comunità di Giovanni che vive in prima persona l’esperienza del riconoscimento della presenza del Risorto, procede nella profonda comprensione del suo Vangelo e si assume la responsabilità di attualizzarlo, si riverbera qui nelle parole del Maestro e ci invita a camminare sugli stessi sentieri.