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The flight to Egypt by Giotto in Scrovegni chapel, Padua
Una voce più forte di ogni Erode
Il Vangelo della Santa Famiglia ci presenta una scena di grande concretezza: una famiglia costretta a fuggire per salvare un bambino. Giuseppe riceve un messaggio in sogno: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto». Quell’“alzati”, nel testo originale, richiama l’idea del risveglio. È come se Dio gli dicesse: non lasciarti paralizzare dalla paura, reagisci, custodisci la vita che ti è affidata.
La fede di Giuseppe nasce così: non dal comprendere tutto, ma da un piccolo, decisivo movimento del cuore. La fuga in Egitto non è un episodio isolato. È la storia stessa di Israele che ritorna: anche il popolo aveva conosciuto la minaccia, l’esilio e la protezione di Dio. Gesù rivive quelle tappe fin dall’inizio della sua vita. Il Figlio di Dio entra nella nostra storia non da spettatore, ma da dentro: sperimenta insicurezza, ostilità, precarietà. È un messaggio forte: Dio non ci salva rimanendo lontano dai problemi, ma condividendo fino in fondo la nostra condizione umana.
Tutti i movimenti di questa famiglia – partire, fuggire, tornare, cercare un luogo dove abitare – parlano ancora oggi. Ci sono famiglie costrette a lasciare la propria terra per guerra o persecuzione; e ci sono famiglie che non si muovono geograficamente, ma conoscono ugualmente la fatica: instabilità nel lavoro, tensioni negli affetti, malattie, preoccupazioni per i figli, lutti che lasciano senza fiato.
La Santa Famiglia non è un’immagine idealizzata, ma un compagno di strada per chi vive giorni difficili. La loro vicenda dice che Dio non abbandona chi attraversa la notte, e che la sua protezione spesso passa attraverso gesti semplici: una decisione fiduciosa, un passo coraggioso, una scelta custodita nel silenzio. Quando Erode muore, Giuseppe spera finalmente di rientrare a casa. È il desiderio di tutti: fermarsi, ritrovare stabilità, ripartire con serenità. Ma anche questo progetto viene rimesso in discussione: un nuovo pericolo costringe la famiglia a cambiare ancora direzione. Alla fine si stabiliscono a Nazaret, un villaggio povero e nascosto. Eppure proprio lì Gesù crescerà. È una lezione preziosa: la pace spesso si trova nei luoghi che non avevamo previsto, nelle parti più semplici e nascoste della vita. A questo punto sorge spontanea una domanda: perché noi non riceviamo sogni così chiari come quelli di Giuseppe? In realtà, come cristiani abbiamo un dono ancora più grande: il Vangelo. “Angelo” e “Vangelo”, in greco, condividono la stessa radice: entrambi rimandano all’annuncio. L’angelo porta un messaggio; il Vangelo è il messaggio stesso. Ma il Vangelo possiede qualcosa in più: il prefisso eu- che significa “buono, bello”. È la buona notizia che illumina la vita. Ciò che un angelo potrebbe sussurrarci in un sogno, il Vangelo ce lo offre con maggiore chiarezza, mentre siamo svegli.
Se accolto ogni giorno, anche per pochi istanti, il Vangelo diventa una luce che orienta i passi: nei conflitti apre alla riconciliazione, nelle difficoltà invita a rimettersi in cammino, nelle fatiche quotidiane fa intravedere orizzonti più ampi.
Finché sapremo lasciarci guidare da questa Parola e custodire la capacità di sognare, il nostro cuore resterà giovane.



