Lo Spirito Santo, una presenza amica
«Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» Giovanni 14,26
La pagina del Vangelo secondo Giovanni di questa domenica propone ancora parole di Gesù pronunciate durante la cena: il Maestro lascia le consegne ai suoi discepoli affidando loro la sua pace e il grande dono dello Spirito Santo. I discepoli avvertono infatti il pericolo di cedere allo sconforto di un’assenza che avrebbe potuto significare l’assenza stessa di Dio. Perdendo Gesù avrebbero perso tutto, anche il segno più luminoso della presenza di Dio. Si comprende allora il senso della promessa che Gesù ha fatto ai suoi discepoli: «Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Qual è il significato di questa strana parola da cui viene il termine Paràclito che viene attribuito allo Spirito Santo? L’etimologia in questo caso è importante. Parà significa “vicino” e klètos “chiamato”. Dunque il Paràclito è il «Chiamato vicino» perché sia di aiuto nel superare una prova.
Il Paràclito è l’avvocato che difende la causa di chi è in difficoltà. Lo Spirito Santo è colui che sta dalla nostra parte, difende la nostra causa e ci aiuta in due modi – ci ha detto Gesù – «Vi insegnerà e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto ». Lo Spirito è il Maestro interiore! È un’immagine molto importante, presa dal grande teologo sant’Agostino, il quale avendo riflettuto sullo Spirito che è Amore, che dona “un cuore di carne”, dice che lo Spirito Santo, che viene dall’alto e di cui non possiamo mai impadronirci, è il “Maestro interiore”. Sarà importante allora imparare a riconoscere questa presenza, a sentire questa voce dello Spirito che dal di dentro ci insegna a vivere e cosa fare di momento in momento.
Il Maestro interiore, anzitutto, parla dentro la nostra coscienza: può rimproverare, può incoraggiare, talvolta coincide con noi, talaltra no. Tutti noi sentiamo questa voce della coscienza, che può rincuorare o può rimandare oltre la coscienza stessa. Il Maestro interiore è il compagno di viaggio della coscienza. Come fa a insegnarci che cosa dobbiamo fare? Ricordandoci tutto quello che Gesù ci ha detto. Noi leggiamo il Vangelo, lo meditiamo, lo studiamo; cerchiamo di conservarlo anche a memoria, di mettere nel cuore le parole di Gesù e lo Spirito le fa ricordare, come se venissero a galla.
Ricordare vuol dire portare nel cuore. Noi ricordiamo volentieri gli amici, le persone che amiamo, i nostri morti: li ricordiamo perché li portiamo nel cuore. Lo Spirito vuole essere per noi la memoria di Cristo, memoria così forte e intensa da restituire la sua presenza viva. Quando come credenti sentiamo la nostra fede vacillare perché abbiamo l’impressione che il Signore ci abbia abbandonati, lo Spirito ci conforta restituendoci la certezza e l’esperienza della sua presenza. Gesù viene in noi con il suo amore e noi dimoriamo nel suo amore.
Chiediamo allo Spirito, Maestro interiore, di rendere continuamente presente nella nostra vita colui per il quale viviamo, Gesù Cristo. Così egli ci permetterà di superare la nostra solitudine, ci illuminerà con una comprensione vivace dell’insegnamento di Gesù, ci permetterà di leggere le Scritture alla luce della Pasqua, ci rinnoverà interiormente donandoci un animo filiale e permettendoci di cercare sempre la volontà di Dio con amore e con gioia.


