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di Catena Fiorello, scrittrice
Il conflitto è un fenomeno inevitabile e universale che si manifesta in tutte le relazioni umane, siano esse personali, professionali o sociali. È una parte intrinseca della nostra esperienza quotidiana e, se affrontato correttamente, può essere "un'opportunità" di crescita e trasformazione.
Spesso i conflitti si nutrono di fraintendimenti e parole mal dette. Imparare a esprimere i propri bisogni e sentimenti in modo assertivo, senza aggredire o sminuire l'altro, apre la strada alla comprensione reciproca. Bisogna facilitare la comunicazione del proprio vissuto senza accusare, magari riconoscendo la propria parte di responsabilità che è un atto di maturità essenziale.
La conflittualità in genere (dalle relazioni personali alle dinamiche sociali o religiose e alle dispute internazionali a volte drammatiche) ha in sé la grande risorsa della riconciliazione che diventa un processo fondamentale per ripristinare l'armonia e la cooperazione, tra le famiglie come nei luoghi di lavoro o nelle "stanze dei bottoni" di chi governa i popoli e le Nazioni.
Il primo passo verso la riconciliazione è riconoscere che il conflitto esiste. Fingere che tutto sia normale o evitare il problema non fa altro che alimentare tensioni sotterranee. L'accettazione richiede coraggio e apertura, ma è fondamentale per iniziare un processo di risoluzione.
Le incomprensioni, le differenze culturali o generazionali, gli interessi contrapposti e le emozioni non espresse sono tra i principali fattori scatenanti. Comprendere queste cause consente di affrontare il problema alla sua origine, piuttosto che limitarsi a placare i sintomi. Ma la principale regola per superare ogni conflitto è: ascoltare e comunicare. Tra genitori e figli come tra coniugi o nel lavoro o tra Nazioni o altrove.
La comunicazione è l'elemento chiave per trasformare il conflitto. Prestare attenzione ai punti di vista dell'altra parte senza interrompere o giudicare. Dall'altra parte, esprimere le proprie opinioni in modo chiaro e rispettoso favorisce sempre il dialogo. La regola ha un corollario: sapersi mettere nei panni dell'altro aiuta a vedere la situazione da una prospettiva diversa, comprendendo meglio le sue motivazioni e i suoi sentimenti.
Questo passaggio è cruciale per abbattere le barriere e costruire fiducia reciproca. Imporre la propria volontà sull'altra parte serve solo ad acuire le tensioni. Al contrario si devono perseguire soluzioni condivise che soddisfino le esigenze di entrambe le parti. La mediazione e il negoziato sono strumenti preziosi in questo processo.
Queste due regole, comunque, non funzionerebbero senza l'ingrediente chiave che rappresenta il passo più difficile ma anche il più liberatorio: perdonare.
Diversi anni fa papa Bergoglio rivolse ai fedeli un invito che fece il giro del mondo e ancora oggi si perpetua quale adagio di fondamentale importanza per conservare l'armonia di coppia e interiore: «lasciate pure che volino i piatti, ma non andate a dormire senza aver fatto pace».
Investire nella pace porta enormi benefici, sia a livello personale che collettivo. E in tristi tempi come i nostri di guerre sanguinose in atto e di "riarmo" questo dovrebbe essere il principale tema di riflessione.
- Articolo tratto da PAGINE APERTE, speciale Settimana della Comunicazione
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