PHOTO


La parola dieta non è più associata solo a motivi estetici e al peso in eccesso: è anche sinonimo di stile di vita salutare, di strumento principe della prevenzione, e di conseguenza è legata al costo sociale. Mangiare bene dalla sfera individuale diventa un problema a dell’intera collettività. Per questo motivo un’azienda leader nella ristorazione collettiva come la Pellegrini da sempre attenta al benessere in senso ampio del termine ha deciso di avviare una collaborazione con la Fondazione Valter Longo e contribuire così a una sana longevità dei 400mila utenti dei ristoranti che gestisce, in aziende, scuole e strutture sanitarie. La collaborazione è stata annunciata nel corso di un convegno alla Triennale Milano dal titolo Cibo, salute e sana longevità organizzato proprio dalla Pellegrini, che quest’anno festeggia il 60° anno di attività nell’ambito della 24a Esposizione Internazionale Inequalities di Triennale Milano, di cui Pellegrini è partner.


Una dieta scorretta è diventata la seconda causa di malattie croniche in Italia, con un impatto enorme anche dal punto di vista economico: la perdita di produttività legata a sovrappeso e obesità ammonta a 97 miliardi di euro l’anno, mentre il PIL del Paese risulta ridotto del 2,8%. Il problema riguarda da vicino anche le nuove generazioni: l’Italia, pur essendo tra i paesi più virtuosi per il contenimento del sovrappeso nella popolazione adulta, è il secondo peggiore in Europa per obesità infantile, con il 37% dei bambini in eccesso di peso (la media UE è del 29 per cento). Gli italiani vivono in media 2,7 anni in meno a causa del sovrappeso e già oggi le cure per l’obesità rappresentano il 9% della spesa sanitaria nazionale. Inoltre, la produttività del mercato del lavoro persa ogni anno dall’Italia a causa del sovrappeso è pari a oltre 570mila lavoratori a tempo pieno: il sovrappeso riduce il PIL dell’Italia del 2,8% e per coprire questi costi ogni italiano paga 330 euro in più di tasse all’anno. L’attuale tasso di obesità infantile porterà, secondo gli studi, a una spesa aggiuntiva per il Sistema sanitario nazionale di oltre 400 milioni all’anno. Il tutto senza dimenticare che, anche se la vita si allunga, il periodo vissuto in cattiva salute è aumentato di quasi cinque anni dal 2004 a oggi e vale il 20 per cento del totale.
Le cattive abitudini alimentari - questo il dato messo in evidenza durante il convegno - restano diffuse: solo un italiano su dieci consuma le cinque porzioni quotidiane di frutta e verdura raccomandate. In questo scenario, dunque, la ristorazione collettiva diventa un attore centrale. Nei refettori scolastici e nei ristoranti aziendali si gioca una partita decisiva per la salute pubblica, come già avviene negli ospedali, dove i menù rispettano le diete individuali. Il progetto sperimentale avviato dalla Pellegrini coinvolgerà i 116 dipendenti (57% donne e 43% uomini, di età compresa tra i 25 e i 64 anni) che hanno accettato di partecipare a un percorso di screening clinico e nutrizionale. I 116 partecipanti sono stati divisi in gruppi con diversi livelli di intervento: dal mantenimento della dieta abituale fino a piani alimentari personalizzati secondo i protocolli della Fondazione, con l’obiettivo di migliorare la propria salute attraverso l’alimentazione e incidere sulla propria sana longevità. “L’obiettivo che ci diamo è ambizioso», ha dichiarato Valentina Pellegrini: «definire un modello di riferimento per la ristorazione Pellegrini, e contribuire così a una sana longevità degli utenti dei nostri ristoranti.


Il convegno ha visto il contributo del professor Valter Longo, PhD e Direttore del Longevity Institute dell’USC (University of Southern California di Los Angeles), che ha presentato le evidenze scientifiche più recenti in tema di nutrizione e longevità. Longo ha ricordato come l’invecchiamento sia il principale fattore di rischio per tumori, malattie cardiovascolari, diabete e Alzheimer, più rilevante persino di fumo e obesità. Ha illustrato i risultati degli studi sulla Fasting Mimicking Diet (FMD), il protocollo (cicli di mima digiuno durante l'anno, 12 ore continuative di astinenza da cibo al giorno...) che si è dimostrato in grado di ridurre glicemia, colesterolo e pressione, con effetti di ringiovanimento biologico di oltre due anni e mezzo in pochi cicli. Al tempo stesso, la cosiddetta Longevity Diet, un regime alimentare basato prevalentemente su alimenti vegetali, legumi, cereali integrali e grassi sani (pochissima carne, 5 porzioni di frutta e verdura al giorno...) può allungare l’aspettativa di una vita fino a dieci anni se adottata in giovane età, ma mostra benefici anche se intrapresa più tardi.



