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Valentina oggi ha 20 anni e ieri mattina ha sostenuto la prova orale dell’esame di maturità per l’indirizzo Amministrazione Finanza e Marketing all’Istituto tecnico Nuccia Casula di Varese. Una tappa importante per la ragazza di origine albanese che ora sogna di laurearsi in Economia, approdata in Italia nel 2013 quando aveva solo 8 anni e il fegato distrutto dalla malattia di Wilson: le restavano poche settimane di vita, se non avesse ricevuto con urgenza un trapianto dell’organo. In patria, dopo la diagnosi, non potevano assicurarle né intervento né cure successive. Così iniziò il tam tam attraverso alcuni parenti residenti a Varese, che conoscevano una volontaria di Il ponte del sorriso. La fondazione Ets (ente del terzo settore) organizza attività ludiche e ricreative per i bambini ricoverati e sostiene le loro famiglie nei reparti pediatrici di Varese, Cittiglio, Tradate, Busto Arsizio e Saronno; inoltre raccoglie fondi per acquistare apparecchiature all’avanguardia e finanzia progetti di ricerca scientifica sulle malattie infantili, oltre a gestire a Varese la Casa del sorriso per ospitare i familiari lontani dai luoghi di residenza.
Il problema non era solo far venire in Italia la bambina con la sua famiglia: «Arrivava da un Paese extracomunitario e le cure di cui aveva bisogno andavano pagate; anche se il ricovero di Valentina era stato concesso con finalità umanitarie, il costo era di circa 130 mila euro, da raccogliere in pochissimo tempo perché la famiglia di umili origini non disponeva di questa cifra così importante. Grazie alla generosità di quasi un migliaio di donatori, mobilitati dalla fondazione, gli euro raccolti arrivarono a quota 145 mila», ricorda Emanuela Crivellaro, presidente de Il ponte del sorriso. Ma, a parte il versante economico, «era molto difficile riuscire in un’impresa simile perché non c’è un rapporto convenzionale tra Italia e Albania che tuteli i bambini in queste situazioni. Grazie alla nostra tenacia, a una serie incredibile di coincidenze e alla sinergia di tutti, compresa la Regione Lombardia Sanità, abbiamo miracolosamente ottenuto, nel giro di una settimana, il permesso di far arrivare Valentina a Bergamo, presso l’unità di Gastroenterologia e Trapianti Pediatrici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, da noi contattata». La fondazione si era impegnata con il nosocomio a garantire la copertura dei costi, perché «venisse autorizzato velocemente il trasferimento di Valentina dall’Ospedale di Tirana a quello di Bergamo».
Atterrata la sera del 25 ottobre 2013 a Orio Al Serio, il 3 novembre alle 6 del mattino la bambina ha ricevuto un nuovo fegato, che le ha consentito di continuare a vivere, grazie anche alla collaborazione tra Regione Lombardia, Nord Italian Transplant Programm (NITp) e Centro nazionale trapianti. «Valentina ha imparato subito una frase in italiano “Ti voglio bene”, che ripeteva ogni volta che ci vedeva o ci sentiva al telefono», sottolinea Crivellaro. «Io il coraggio ce l’ho e sapete perché dico così? Mi sono ammalata, una malattia grave, sono stata molto tempo in ospedale. Potevo anche morire, ma invece sono qui. Ho sofferto. Ho pianto. Ho combattuto. Sono caduta e mi sono rialzata. Volevo vivere e ci sono riuscita», ha scritto Valentina a scuola, dopo aver superato l’intervento e la degenza.
Sono rimasti sempre accanto a lei, oltre alla mamma e al fratello minore, anche Emanuela Crivellaro e suo marito: diventati i suoi genitori affidatari, hanno seguito il suo percorso fino a oggi. «È rimasta in Italia perché necessita ancora di un’assistenza sanitaria che non è possibile in Albania: ha bisogno di medicine antirigetto, controlli annuali ed esami del sangue periodici. I nostri due figli, che nel 2013 avevano 26 e 19 anni, sono stati contentissimi e contrari al rientro in patria della mamma e del fratellino di Valentina. La mamma lavora a Casa del sorriso, mentre suo fratello studia e si diplomerà fra due anni», riferisce la presidente della fondazione. «Vogliamo rinnovare il nostro grazie a tutti coloro che nel 2013 hanno creduto, insieme a noi, nella possibilità di salvare una bimba di 8 anni. Senza tutta la solidarietà ricevuta 12 anni fa, oggi non potremmo vedere il suo sorriso luminoso».
(Nella foto sopra: Valentina subito dopo l'esame di maturità)



