Viviamo una crisi senza uguali. Non ci sono soldi, manca il lavoro, crollano i consumi. Ma, a sorpresa, le ricerche indicano che la leva della convenienza non è l’unica in mano a chi produce e vende: i consumatori, sempre di più, fanno scelte non dettate solo “dal prezzo più basso”. Privilegiano invece i valori. Quali? Ad esempio la difesa dell’ambiente, l’adeguatezza dei luoghi di produzione, il rapporto con i lavoratori, la compatibilità con la loro vita familiare. O ancora la solidarietà, in Italia o nel mondo. Insomma, l’azienda attenta a quel “valore aggiunto” che è l’attenzione sociale.

Il consumatore così si toglie di dosso l’etichetta. Nelle scelte di acquisto, diventa “cittadino”. Si mostra persona in relazione col mondo, e soprattutto con l’azienda che gli propone un prodotto o un servizio. Ciò costringe le imprese a cambiare: l’attenzione alla responsabilità e alla sostenibilità mette davanti al produttore non più il cliente ma il cittadino, un’altra rivoluzione. Inoltre, non basta fare, e fare bene. Nel mondo globalizzato dei media occorre anche saperlo comunicare. I mezzi d’informazione non sono neutri. E non lo è Famiglia Cristiana.
A noi interessa molto la Responsabilità sociale delle imprese. Anche perché sappiamo che voi lettori siete sì molto interessati a capire quali aziende siano in grado di fare impresa, ma rispettando un’etica del profitto. La Chiesa non è contro il profitto, è però attenta ai contesti nei quali il profitto viene generato. Perciò, noi vogliamo raccontare chi non inquina, chi si adopera per un ambiente di lavoro sicuro, chi crea un asilo nido aziendale e favorisce il lavoro femminile, chi destina parte dei propri profitti alla collettività o alla solidarietà.
Oltre a denunciare sempre chi non lo fa, o a stigmatizzare chi non paga le tasse o versa le tangenti. Crediamo sia vero che “se sei buono ti compro”.