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Le dipendenze bruciano le vite delle persone, comprese quelle dei familiari, ma rappresentano anche un costo importante dal punto di vista della ricaduta economica e sociale.
Secondo una stima calcolata dal Dipartimento Politiche Antidroga, il costo sociale complessivo indotto dal consumo di sostanze psicoattive illegali nel 2011 in Italia è stato stimato pari a 28.491.680.073,96 euro, corrispondenti all’1,8% del PIL nello stesso periodo, che in termini pro-capite risulta equivalente a 715 euro annui per abitante di età 15-64 anni.
Il costo maggiore deriva dalla spesa per l’acquisto delle sostanze stupefacenti, 20.651.056.123,84 euro, che rappresenta il 72,5% della cifra totale.
La seconda voce che incide maggiormente sull’ammontare complessivo, in quota percentuale pari al 16,0%, si riferisce al costo derivante dalla perdita di capacità produttiva, pari a 4.615.677.697,81 euro.
Le azioni di contrasto, riduzione e repressione della domanda e dell’offerta di sostanze stupefacenti incidono sul costo sociale complessivo per il 5,5% circa, equivalenti a 1.574.434.037 euro, di cui oltre la metà a carico del Ministero della Giustizia per la detenzione.
L’assistenza socio-sanitaria ammonta complessivamente a 1.650.512.216 euro corrispondenti al 5,8% del costo sociale attribuibile al fenomeno. I costi maggiori si riferiscono all’assistenza ambulatoriale erogata dai servizi per le tossicodipendenze, per un totale di 689.167.477,37 euro.
Sono cifre impressionanti che fanno capire quanto le comunità terapeutiche costituiscano un risparmio per lo stato anche in termini economici.
L’Italia da questo punto di vista rappresenta un modello unico in Europa, con un approccio a lungo termine - minimo tre anni per quanto riguarda San Patrignano - che punta al recupero totale della persona e al suo reinserimento nella società anche dal punto di vista lavorativo, mentre nel panorama continentale vige solitamente l’approccio anglosassone che prevede solo 40 giorni intensivi di presa a carico della persona dipendente.


