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«Ricevere questo riconoscimento incoraggia me ed Emergency a moltiplicare gli sforzi», ha detto Gino Strada, lanciando un appello alla comunità internazionale contro la guerra. Parole che implorano la pace, la ricomposizione dei contrasti, nella convinzione che un futuro più solidale sia possibile. «Io sono un chirurgo», ha esordito. «Ho visto i feriti e i morti di vari conflitti in Asia, Africa, Medio Oriente, America Latina, Europa. Ho operato migliaia di persone, ferite da proiettili, frammenti di bombe o missili».


Le vittime, quasi tutte civili
Vivido è nella mente di Strada il ricordo dei bambini vittime delle mine antiuomo a Quetta, la città pakistana vicina al confine afgano. In seguito alle esplosioni, i piccoli sono rimasti ciechi, senza braccia, con gravi ustioni sul petto e sul viso. «Aver visto tali atrocità mi ha cambiato la vita», confessa Strada. «Armi progettate non per uccidere, ma per infliggere orribili sofferenze a bambini innocenti, ponendo a carico delle famiglie e della società un terribile peso. Ancora oggi quei bambini sono per me il simbolo delle guerre contemporanee, una costante forma di terrorismo nei confronti dei civili».
E sono proprio questi ultimi le principali vittime delle guerre, come confermano le cifre. «Alcuni anni fa, a Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di circa 1.200 pazienti per scoprire che meno del 10 per cento erano dei militari. Il 90 per cento delle vittime erano civili, un terzo dei quali bambini», stigmatizza Strada. Percentuali che si ritrovano anche nei circa 160 conflitti avvenuti nel mondo dopo la seconda guerra mondiale, con un costo complessivo di oltre 25 milioni di vite umane.
Solo nel mese di novembre 2015, sono stati uccisi oltre 4 mila civili in vari Paesi, tra cui Afghanistan, Egitto, Francia, Iraq, Libia, Mali, Nigeria, Siria e Somalia. Molte persone sono state ferite e mutilate o costrette a lasciare le loro case.


I conflitti negano i diritti umani
Una «carneficina di civili» secondo Strada, che per contro auspica per ciascuno «il diritto a una vita dignitosa, a un lavoro e a una casa, all’istruzione e alla sanità. In una parola, il diritto alla giustizia sociale. All’inizio del nuovo millennio non vi sono diritti per tutti, ma privilegi per pochi. La più aberrante in assoluto, diffusa e costante violazione dei diritti umani è la guerra, in tutte le sue forme. Cancellando il diritto di vivere, la guerra nega tutti i diritti umani».
E ancora: «La guerra è un atto di terrorismo e il terrorismo è un atto di guerra: il denominatore è comune, l’uso della violenza. Molti potrebbero eccepire che le guerre sono sempre esistite. È vero, ma ciò non dimostra che il ricorso alla guerra sia inevitabile, né possiamo presumere che un mondo senza guerra sia un traguardo impossibile da raggiungere. Come le malattie, anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare».


Mai più guerre
Secondo Strada, «la maggiore sfida dei prossimi decenni consisterà nell’immaginare, progettare e implementare le condizioni che permettano di ridurre il ricorso alla forza e alla violenza di massa. La guerra deve essere prevenuta e curata. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente. Dobbiamo convincere milioni di persone del fatto che abolire la guerra è una necessità urgente e un obiettivo realizzabile. Questo concetto deve penetrare nelle nostre coscienze, fino a che l’idea della guerra sia eliminata dalla storia dell’umanità».



