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«Dante Alighieri, Niccolò Machiavelli, Victor Hugo, Albert Einstein, Sigmund Freud, Frederyk Chopin, Richard Wagner, Marlene Dietrich, Freddie Mercury (anche lui iraniano) erano personaggi che si sono distinti nell’arte e nella scienza. E tutti rifugiati politici, ma lo stereotipo di rifugiato politico nell’immaginario collettivo, purtroppo per ignoranza, è diverso. In tanti pensano siano clandestini, privi di competenze e miseri. Il diritto alla dignità viene violato quando si è giudicati in base a pregiudizi e si è discriminati». Ad affermarlo è stata Clementina Speranza, giornalista e regista, autrice del documentario Stai fermo lì, nel corso di un incontro su cinema e diritti umani che si è svolto a fine maggio presso l’Ambasciata Svizzera di Roma.
Il documentario racconta l'odissea vissuta da Babak Monazzami, iraniano, origjnario di Khorram Abad, costretto ad abbandonare definitivamente il suo Paese nel 2007 dopo aver subìto maltrattamenti, il carcere, la tortura, la persecuzione. Approdato in Italia, dove ha ottenuto lo status di rifugiato, a Milano Monazzami ha collaborato, fra l'altro, con il Tribunale di Milano. Dopo aver ricevuto ripetute minacce, si è trasferito in Germania, ma lì per un errore burocratico non gli è stato riconosciuto lo status di rifugiato ottenuto in Italia e si è ritrovato chiuso in un centro di accoglienza. La sua vita in Europa, alla ricerca di un rifugio, un luogo sicuro dove poter vivere in pace e in siscurezza, in questi anni è stata molto tormentata, segnata da dolorosi episodi di discriminazione e violazione dei suoi diritti. «Babak è colto, parla sei lingue, è un artista e ama indossare la giacca. Anche il pregiudizio è violazione dei diritti umani. E il documentario vuole anche smentire gli stereotipi», ha aggiunto la regista.
L'incontro su cinema e diritti umani si è svolto all’interno di una serie di incontri organizzati dall’ambasciatore Roberto Balzaretti. Nel 2023 Stai fermo lì ha vinto il Premio per la pace, che dal 2021 viene conferito dall’Ambasciata svizzera in Italia all’interno del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli all’autore del film che meglio interpretata il valore della pace, della difesa dei diritti e della libertà.
Rifugiati e pregiudizi: il tema ritorna con forza e urgenza, riaffermato dalla regista e giornalista e dal dissidente iraniano, alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato, che ricorre ogni anno il 20 giugno ed è stata istituita dalle Nazioni unite per sottolineare e valorizzare il coraggio, la determinazione, la capacità di resilienza di milioni di persone costrette ad abbandonare le loro case, i loro Paesi a causa di guerre, violenza, povertà, persecuzioni, violazioni dei diritti umani. In Germania Monazzami ha anche rischiato la vita. Nel 2022, a Berlino, l'attivista è stato aggredito e brutalmente picchiato durante una manifestazione di protesta contro il regime di Teheran. Gli autori dell'aggressione non sono mai stati stati individuati e arrestati. «Per le sue pessime condizioni, che contemplavano anche la frattura di alcune vertebre, Babak viene ricoverato in ospedale, a Berlino. In Germania si rifiutano di operarlo e viene operato in Italia, a Bologna», ha spiegato ancora Clementina Speranza. «Babak ha un’invalidità e dolori lancinanti che sedano ciclicamente con morfina in ospedale. Oggi l’obiettivo è portare via dalla Germania Babak perché per lui, per molti iraniani e attivisti, la Germania non è un Paese sicuro».
Maurizio del Bufalo, direttore del Festival del Cinema dei Diritti Umani, ha sottolineato: «I rifugiati non hanno soltanto la preoccupazione di trovare una casa e di salvare la propria vita una volta arrivati nel Paese che li accoglie, ma c’è un problema che viene denunciato attraverso i film da tantissimi autori: nonostante gli venga offerto un tetto, del cibo, queste persone hanno bisogno di esprimersi, continuare a fare il loro lavoro, ma tutto questo viene spesso impedito dai regolamenti dell’ospitalità di grandi Paesi come la Germania, la Danimarca, l’Olanda… Ci arrivano film che sono denunce di queste persone e ci dicono "noi non riusciamo a stare fermi", e anche il messaggio del film Stai fermo lì è questo: devi stare fermo, non devi disturbare, ti diamo già da vivere. Un modo molto triste di affrontare il problema dell’ospitalità».
(Nella foto, al centro Clementina Speranza durante l'incontro su cinema e diritti umani all'Ambasciata svizzera in Italia. Nel video alle sue spalle Babak Monazzami)



