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Oltre l’etichetta superficiale di “generazione social”, gli adolescenti italiani vivono una complessa realtà emotiva: da un lato dalla paura di fallire e dall’altro da una tenace voglia di futuro. È quanto emerge dall’indagine condotta da Ipsos per l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo I risultati completi saranno presentati il 18 ottobre a Milano, durante il panel “Emozioni: oltre Inside Out. Dare voce a ciò che sentono le nuove generazioni”, nell’ambito di “Parole a Scuola” all’Università Cattolica. La ricerca, che ha coinvolto 815 teenagers tra i 14 e i 19 anni, svela un mondo di vulnerabilità, ma anche di inattese risorse. L’elemento di maggior preoccupazione è il rapporto degli adolescenti con l’insuccesso, in particolare in ambito scolastico. Il timore del fallimento è diffuso e incide profondamente sull’autostima.
La paura più comune? Quella legata all’imbarazzo che deriva da un errore, un momento in cui nella testa di molti studenti parte un processo di autosvalutazione personale. La scuola è percepita come un luogo dove si viene giudicati se si sbaglia, e non come un luogo di crescita personale. Proprio questo ambiente fornisce gli spunti adatti a capire il rapporto dei ragazzi con la parola e il linguaggio; fattori che hanno un peso enorme sulla costruzione dell’autostima e dell’identità personale. Commenti sprezzanti, voti bassi e frasi online e non sono piccole violenze quotidiane che feriscono profondamente gli studenti. Ci sono differenze basate sui diversi tipi di indirizzi: i liceali sono più colpiti e vivono sotto maggior pressione rispetto ai loro colleghi degli istituti tecnici o professionali.
“Il messaggio che emerge dal nostro studio è chegli adolescenti non chiedono di essere protetti da ogni difficoltà, ma di essere riconosciuti nella loro fatica e di essere ascoltati” spiega Elena Marta, professoressa di Psicologia sociale. Sono ben presenti delle differenze legate ad età e genere: le ragazze risultano avere dei livelli più alti di timore rispetto ai maschi. L’età è un fattore importante: più si è grandi (17-19 anni) più si soffre per il fallimento e lo si teme.
Nonostante questi risultati i giovanissimi mostrano un buon grado di speranza, intesa come la capacità di trovare soluzioni e motivazioni per realizzare un progetto. Nonostante tutto i membri della generazione Z si mostrano empatici e attenti ai principi morali, soprattutto quelli legati al prendersi cura di qualcosa o qualcuno, all’ideale di giustizia e all’integrità personale. Questi valori empatici sono molto presenti tra le studentesse e i più piccoli (14-16 anni). Il desiderio di riscatto e di futuro, supportato da questa speranza attiva, rappresenta la risorsa su cui gli adulti devono fare leva per costruire interventi educativi efficaci.
La partecipazione all'evento è gratuita, per iscriversi e consultare il programma è sufficiente registrarsi al sito http://www.paroleostili.it/eventi/parole-a-scuola/programma.



