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Sono quasi 400 i minorenni soli che vivono nelle strutture di accoglienza della città di Bologna, per la quasi totalità stranieri non accompagnati. La loro età oscilla tra i 14 e i 17 anni. La data fatidica è proprio il compimento del diciottesimo anno. Una volta usciti dai centri molti di loro rischiano di perdersi, anche perché per ragazzi che vengono da culture così diverse – circa la metà sono arrivati con gli sbarchi e appartengono a 14 etnie differenti – ambientarsi non è facile, nonostante gli sforzi delle associazioni che accompagnano il loro percorso.
Proprio per farli sentire meno estranei in città il Comune di Bologna, a poche settimane dal Natale, ha lanciato il progetto “A Casa Mia”, in collaborazione con Asp Città di Bologna e con l’associazione di mediatrici culturali Amiss. Più che di un progetto si tratta di un vero e proprio appello allo spirito di ospitalità delle famiglie bolognesi, per un’accoglienza limitata e tutto sommato non eccessivamente impegnativa. Ogni famiglia è libera di lasciarsi coinvolgere anche solo per poche ore, a seconda della propria disponibilità. Anche un semplice invito a pranzo o a cena è più che bene accetto perché può fare la differenza. Un film al cinema, un pomeriggio allo stadio, una pizza insieme o una scampagnata fuori porta ma anche, perché no, una visita a uno dei musei cittadini. L’importante è fare sentire meno invisibili questi ragazzi, renderli partecipi del calore che si può respirare tra le mura di una casa “normale”, dove spesso sono presenti altri adolescenti coi quali potrebbe nascere, col tempo, anche una bella amicizia.
Da cosa nasce cosa e l’invito potrebbe allargarsi a un intero fine settimana. Liberamente, senza forzature, come avviene in famiglia. Chi è interessato può contattare il Centro famiglie di via del Pratello, a Bologna, o l’Associazione Amiss.
Proprio per farli sentire meno estranei in città il Comune di Bologna, a poche settimane dal Natale, ha lanciato il progetto “A Casa Mia”, in collaborazione con Asp Città di Bologna e con l’associazione di mediatrici culturali Amiss. Più che di un progetto si tratta di un vero e proprio appello allo spirito di ospitalità delle famiglie bolognesi, per un’accoglienza limitata e tutto sommato non eccessivamente impegnativa. Ogni famiglia è libera di lasciarsi coinvolgere anche solo per poche ore, a seconda della propria disponibilità. Anche un semplice invito a pranzo o a cena è più che bene accetto perché può fare la differenza. Un film al cinema, un pomeriggio allo stadio, una pizza insieme o una scampagnata fuori porta ma anche, perché no, una visita a uno dei musei cittadini. L’importante è fare sentire meno invisibili questi ragazzi, renderli partecipi del calore che si può respirare tra le mura di una casa “normale”, dove spesso sono presenti altri adolescenti coi quali potrebbe nascere, col tempo, anche una bella amicizia.
Da cosa nasce cosa e l’invito potrebbe allargarsi a un intero fine settimana. Liberamente, senza forzature, come avviene in famiglia. Chi è interessato può contattare il Centro famiglie di via del Pratello, a Bologna, o l’Associazione Amiss.





