Occorreva il “sì” di almeno 9 Paesi per sperimentare nell’Unione Europea l’applicazione della tassa sulle transazioni finanziarie, conosciuto come Tobin tax. Ebbene, gli Stati che hanno aderito sono 11, e fra questi c’è l’Italia.

     La decisione è stata presa ieri, 9 ottobre, in Lussemburgo, all’interno del Consiglio Ecofin dell’UE, ed è una svolta. Il nostro Governo ha votato a favore, e la sua posizione è stata decisiva. A breve – probabilmente entro il 2013 – potrà cominciare così la sperimentazione su questa tassa, che sarà applicata sui trasferimenti finanziari e quindi anche sulle operazioni speculative (vedi il terzo articolo del dossier), che è la vera ragione per cui da anni è in corso una campagna di sensibilizzazione (denominata “ZeroZeroCinque”) da parte di numerose associazioni ed espressioni della società civile in tutta Europa.

     Il meccanismo attraverso il quale l’Unione Europea metterà in atto la Tobin tax è quella della cosiddetta cooperazione rafforzata. Per avviare tale procedura, che consente di sperimentare la tassa in modo comune ma senza il consenso di tutta l’Unione, era necessaria l’adesione di almeno 9 Paesi europei. L’iniziativa era stata di Francia e Germania, alle quali si sono aggiunte ieri Austria, Belgio, Portogallo, Grecia, Slovenia, Slovacchia, Estonia, Spagna e Italia. In tutto 11 Paesi.

     Il documento con cui il nostro Paese ha aderito verrà controfirmato a breve dal ministro dell’Economia e delle Finanze Vittorio Grilli. Grilli, durante la conferenza stampa seguita al varo della Legge di Stabilità, ha anche annunciato che il Governo ha deciso di introdurre «già da subito» la tassa sulle tassazioni finanziarie. Il ministro ha anche specificato che non si applicherà sui titoli di Stato.
«Una grande occasione per ridare fiducia ai cittadini e voltare pagina rispetto alla crisi». È la prima reazione di Andera Olivero, presidente nazionale delle Acli. Le Associazioni cristiane dei lavoratori sono fra i “sostenitori della prima ora” della proposta di introdurre la Tobin tax.

     Da 15 anni promuovono, insieme ad altre 50 organizzazioni della società civile italiana, la Campagna ZeroZeroCinque, che prende il nome dalla percentuale di tassazione che si chiedeva venisse applicata alle transazioni finanziarie.

     Olivero esprime «grande soddisfazione» per la decisione di dare il via libera alla Tobin tax, «in particolare nei confronti del Governo italiano, sollecitato ripetutamente nei giorni scorsi, che ha espresso finalmente la sua piena adesione alla proposta e il cui voto favorevole è risultato politicamente decisivo».

     «Chi ha causato o addirittura lucrato sulla crisi», aggiunge il presidente delle Acli, «dovrà restituire qualcosa a chi ha già pagato molto e continua a pagare. Ci si avvia finalmente a voltare pagina rispetto a un modello finanziario sganciato dall’economia reale e indifferente ai destini delle persone e degli Stati. Un primo passo verso quello sviluppo sostenibile capace di integrare etica ed economia». 

  Anche il portavoce della Campagna ZeroZeroCinque Andrea Baranes si dice soddisfatto della decisione di Lussemburgo. «Dunque la tassa sulle transazioni finanziarie è ora una certezza. La Campagna ZeroZeroCinque da anni svolge la sua attività di sensibilizzazione e di promozione di una piccola tassa, quel famoso granello di sabbia negli ingranaggi della finanza per frenare la speculazione».

     «Continueremo con ancora più forza», insiste Baranes, «la nostra attività di sensibilizzazione della cittadinanza e di pressione sulle istituzioni per vigilare sulle modalità di applicazione della tassa, ad esempio per quali strumenti finanziari verrà applicata, data l’importanza che comprenda le operazioni in valuta e derivati, e sulla futura destinazione del gettito. La dimensione della finanza è tale per cui anche un’imposta dello 0,05% permetterebbe di generare ogni anno risorse significative che chiediamo al Governo italiano di destinare a sostenere il welfare nel nostro Paese e per onorare i nostri impegni a livello internazionale in tema di cooperazione allo sviluppo e contrasto ai cambiamenti climatici».
SCHEDA

Che cos’è una tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf)?


La Ttf è una piccola tassa che verrebbe applicata a tutte le transazioni sui mercati finanziari. Si applicherebbe in particolare a ogni transazione finanziaria perpetuata attraverso lo scambio di azioni, di contratti futures o di qualunque altro strumento finanziario scambiato fra operatori attivi sui mercati.

A quali operazioni finanziarie verrebbe applicata?

Riguarderebbe tutte le transazioni finanziarie (scambi di azioni, obbligazioni, scambi valutari e contratti derivati) sia sui mercati regolamentati che over the counter.Si applicherebbe limitatamente alle transazioni fra attori operanti abitualmente sui mercati finanziari. Le transazioni come pagamenti per beni e servizi, prestazioni lavorative, rimesse all’estero non sarebbero soggette alla TTF. Prestiti interbancari a breve termine e tutte le ordinarie operazioni bancarie (prelievi, versamenti, bonifici, ecc.) sarebbero esclusi dall’applicazione della tassa.

Qual è il legame fra la Ttf e la Tobin tax?

La Tobin Tax (proposta dall’economista James Tobin negli Anni Settanta) è una tassa che riguarda esclusivamente gli scambi di valuta. Con la Ttf verrebbe ampliato il numero delle transazioni tassabili e con un tasso inferiore a quello della Tobin.

Quali sono i tassi proposti?

I tassi proposti variano dallo 0,01% allo 0,5%. In generale non viene proposto un singolo tasso universale, ma lo si presume variabile a seconda del tipo di transazioni interessate. In ogni caso la tassa è configurata in modo tale che gli investitori a lungo termine ne risentano solo in un arco di tempo molto lungo (per esempio in occasione dell’acquisto e della vendita di azioni in loro possesso). La tassa è inoltre ideata in modo da avere un impatto lieve sui trader occasionali, mentre intercetterebbe scambi di natura speculativa perpetuati per esempio da trader giornalieri (che eseguono un numero elevato di operazioni spalmate su un arco temporale anche di poche ore se non meno), rendendoli meno convenienti.

A quanto ammonterebbe il gettito della Ttf?

Il gettito globale dipenderebbe dal tasso imposto e dall’applicazione della Ttf su scala internazionale. Se la tassa venisse applicata globalmente allo 0,05% si stima (secondo l’Austrian Institute for Economic Research) che il gettito possa attestarsi fra i 500 e i 1000 miliardi di dollari l’anno anche a fronte di una potenziale riduzione del 65% delle attività finanziarie conseguente all’introduzione della tassa.

Quale sarebbe la destinazione del gettito raccolto?


Parte del gettito raccolto (potenzialmente il 50%) verrebbe impiegato per ridurre il debito pubblico e per compensare le enormi spese pubbliche (pagate con i soldi dei contribuenti) risultate necessarie per salvare il sistema bancario e finanziario nonché al sostegno al reddito e all’occupazione e alla mitigazione delle criticità sociali che si sono acuite con la crisi. Un’altra parte del gettito verrebbe destinata in aiuti ai Paesi più poveri del pianeta e rappresenterebbe una risorsa di importanza fondamentale per realizzare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio fissati dalla comunità internazionale nel 2000. In maniera ancora più generale, parte del gettito raccolto con la TTF potrebbe essere utilizzata per il finanziamento dei Beni Pubblici Globali – dalla biodiversità alla tutela del clima fino alla stessa stabilità finanziaria – che interessano l'insieme dell'umanità e che nessun governo è in grado di assicurare autonomamente.

Perché i tempi per una Ttf sono maturi?

C’è un deficit di risorse economiche. Il bisogno da parte dei governi di reperire risorse non è mai stato così elevato. Servono ingenti somme per abbattere i deficit pubblici, stimolare l’economia reale e le politiche sociali. Vanno reperite risorse per finanziare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e misure addizionali per far fronte ai cambiamenti climatici. Il sistema finanziario è al momento sottotassato. Nonostante abbia vissuto una fase di ampia espansione negli ultimi decenni fino ad arrivare a occupare la posizione di attore economico di primissimo piano, il settore finanziario contribuisce marginalmente ai bilanci degli Stati, pur trovandosi sempre più spesso (e non solo nelle ricorrenze di crisi cicliche) tra i responsabili delle difficoltà economiche cui gli Stati devono far fronte. Il sistema finanziario deve versare la sua parte. Le persone non devono pagare due volte i costi di una crisi scatenata dalla finanza.

(Per saperne di più vedi il sito www.zerozerocinque.it, da cui è tratta questa sintesi delle domande più frequenti sul tema)