Leone saluta il Libano guardando agli scontri nel sud del Paese e alla pace fragile messa a dura prova dagli attacchi israeliani e da Hezbollah e chiede che cessino le ostilità. «La pace è via non solo meta», dice chiedendo negoziati e diplomazia «anche con chi oggi si considera nemico»
Il Papa, nella Messa conclusiva a Beirut, parla delle ferite del Paese e sprona il popolo a rialzarsi, a disarmare i cuori ed essere esempio di convivenza
Le scuole, da Natale, sono state tutte chiuse, anche per i libanesi. Mancano i soldi. Non ci sono combustibile ed elettricità sufficiente. Dal 9 luglio 2020 sono state chiuse le due grandi centrali elettriche, e dallo stesso anno il Libano è in default. L’elettricità nelle case viene erogata 3 ore. Migranti e rifugiati sono tantissimi. Palestinesi di diverse generazioni. E siriani. Appunti di viaggio da un Paese dei Cedri sempre più in ginocchio
Il 4 agosto del 2020, poco dopo le 18, una terrificante esplosione devastò la zona del porto di Beirut provocando 248 morti, 7 mila feriti e 300 mila sfollati. L'inchiesta arranca, mentre il Paese è in ginocchio.
Domenica 15 maggio si svolgono le elezioni politiche. Un appuntamento chiave dato che il Paese dei cedri è a un punto di rottura, con un'inflazione mensile che veleggia attorno al 200%, i conti sull'orlo del fallimento, una crisi sociale e politica che dura dal 2019. Parla monsignor Mounir Khairallah, vescovo cattolico maronita di Batroun
Presenti a Firenze, dove hanno partecipato al summit "Mediterraneo, frontiera di pace", Benjamina Karic, eletta alla guida della capitale della Bosnia-Erzegovina, e monsignor Mounir Khairallah, vescovo di Batroun, non lontano dal confine tra il Paese dei Cedri e la Siria, scuotono la testa ("Non pensavamo accadesse ancora") e offrono la loro esperienza per uscire dal tunnel dell'odio e della guerra
In viaggio con Focsiv, per ascoltare le storie di una classe media che si è progressivamente impoverita: come quella di Miladeh e delle altre donne che avevano investito in un laboratorio di pasticceria. Ma hanno dovuto rinunciare
I morti e la devastazione causati dalla recente esplosione al porto di Beirut, le proteste di piazza, l'instabilità politica e l'enorme debito pubblico attanagliano il Paese dei Cedri. In questa situazione però c'è chi lavora senza sosta per la popolazione, come ad esempio la Fondazione Giovanni Paolo II
Dinamico e pieno di contraddizioni, in equilibrio precario tra etnie e religioni, il Paese del Medio Oriente "non è adatto a volare, ma lo fa lo stesso". Fino ad oggi: l'esplosione al porto di Beirut fa salire in superficie i problemi già agitati dalla crisi economica. La bomba non è quella immaginaria di Trump. Il nodo da sciogliere si chiama Hezbollah
Nel mezzo della tragedia, una piccola storia di affetto e coraggio tra padre e figlio: mentre la città viene investita dall'esplosione e dalla successiva onda d'urto, il genitore con grande presenza di spirito protegge il bambino mettendolo al riparo sotto al tavolo. Il filmato catturato da una camera di sicurezza e diventato virale sui social
Alaa Arsheed, esule siriano, grazie ad Alessandro Gassman e a Fabrica, è arrivato da noi e ha realizzato il suo primo disco. "Ora voglio far venire qui i miei genitori e i miei fratelli musicisti".
Dopo l'attentato di Ashrafieh, che ha causato la morte del capo dell'intelligence Wissam al-Hasan, il Paese rischia di dividersi ancora di più tra filo-siriani e anti-siriani.
L'esplosione di un'autobomba a Beirut, nel quartiere cristiano, fa ripiombare il Paese dei cedri nel terrore. Il sospetto è che il sanguinoso attentato sia legato alla crisi siriana.
L'esplosione di un'autobomba a Beirut, nel quartiere cristiano, fa ripiombare il Paese dei cedri nel terrore. Il sospetto è che il sanguinoso attentato sia legato alla crisi siriana.
Un tempo era la "Parigi del Medio Oriente". Oggi questa città rischia di perdere il suo patrimonio storico e architettonico. Che alcune organizzazioni libanesi cercano di salvare.