Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 17 marzo 2025
 
Don Georg Ratzinger
 

Dio, musica e gatti. Ricordo del fratello di Benedetto XVI: «Siamo cresciuti volendoci bene»

01/07/2020  Entrambi sacerdoti, ordinati insieme nel 1951, affiatati e vicini sin dall'infanzia in Baviera. A unirli la passione per i felini e la musica sacra: «Siamo diventati vecchi nel segno di questo affetto e di questo rispetto reciproco. L'uno ha sempre gioito del lavoro ben fatto dell'altro»

È stato uno dei pochissimi a conoscere in anticipo la decisione del fratello di lasciare il pontificato. Un legame forte, affettuoso, in simbiosi, fatto di due grandi passioni in comune, la musica e i gatti, quello tra Joseph Ratzinger e il fratello Georg, di tre anni più grande, morto a 96 anni nella sua Ratisbona dove il 18 giugno scorso è andato a trovarlo il Papa emerito, in carrozzella ma ancora in grado di affrontare un viaggio complesso per via della pandemia che ha colpito l’Europa.

Se c’è una parola che può definire il legame tra i due fratelli Ratzinger questa è una sola: tenerezza. A tal punto che don Georg confidò al settimanale Tempi nel 2011, sessantesimo anniversario di sacerdozio di entrambi, di quale fosse il suo timore quando il fratello venne eletto papa nel 2005: «Durante il conclave», disse, «non ho mai pensato che potesse diventare papa. Anche altri me l’hanno chiesto, ma io ero sempre convinto che non fosse possibile perché era troppo anziano ormai. Mi ricordavo di papa Giovanni XXIII che era anche un anno più giovane, e poi il collegio dei cardinali si era assottigliato. Poi quando è arrivata la notizia la primissima reazione è stata di tristezza, perché ero consapevole del fatto che come papa sarebbe stato portato via dalla sua vita privata e personale. Ma non sapevo invece che si può mantenere un rapporto molto personale con il papa e incontrarlo come faccio adesso, con tutti i privilegi che ho ricevuto per arrivare e ripartire. Ho tutte le agevolazioni per incontrare comunque il papa in qualità di parente». La preoccupazione di don Georg era quella di non riuscire a vedere con continuità, sia pure vivendo a distanza, l’amato fratello minore.

Georg era nato Pleiskirchen, in Baviera, il 15 gennaio 1924. Iniziò a suonare l'organo in chiesa già dall'età di undici anni. Nel 1935 entrò nel seminario minore di Traunstein, dove maturò la sua istruzione musicale. Nel 1935 fa l'aiutante in un negozio di pellicce. Nel 1942 Ratzinger venne coscritto nelle Reichsarbeitsdienst, e in seguito nella Wehrmacht, con la quale combatté anche in Italia. Catturato dagli Alleati nel marzo 1945, venne detenuto come prigioniero militare a Napoli e rilasciato nel giugno 1945. Nel 1947 assieme al fratello Joseph entrò nel seminario Herzogliches Georgianum di Monaco di Baviera, da dove uscirono entrambi nel 1951, ordinati sacerdoti insieme il 29 giugno, solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo.

Ratzinger completò i suoi studi musicali nel 1957, divenendo maestro di cappella a Traunstein. In seguito, nel 1964, divenne direttore del coro della Cattedrale di Ratisbona, noto come "Regensburger Domspatzen", che diresse fino al 1994. Alla guida del coro di voci bianche e del coro a voci virili della cattedrale di Ratisbona, il maestro Ratzinger ha effettuato centinaia di concerti in tutto il mondo, partecipando a rassegne corali internazionali di musica sacra negli Stati Uniti, in Scandinavia, Canada, Taiwan, Giappone, Irlanda, Polonia, Ungheria, Italia e nella Città del Vaticano; oltre alle numerosissime esibizioni in tutta la Germania e nella vicina Austria. Alla guida dello stesso coro ha effettuato numerose incisioni per Deutsche Grammophon, Ars Musici e altre importanti etichette discografiche con corpose produzioni dedicate a Johann Sebastian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart, Heinrich Schütz, Felix Mendelssohn e molti altri ancora.

Georg Ratzinger con il libro scritto da lui nel 2013 e dedicato al fratello (Ansa)

  

Nel 2017 don Georg fu tirato pesantemente in ballo dalle 440 pagine del terribile Rapporto Weber che ha fatto emergere vari abusi fisici, psicologici e sessuali di 547 bambini del coro di Ratisbona nell’arco di 70 anni. Ci fu una tempesta mediatica che gettò nello sconforto anche il fratello, divenuto nel frattempo Papa emerito e che, quand’era sul Soglio di Pietro, aveva combattuto una lotta senza quartiere contro la pedofilia nel clero.

In quel Rapporto emersero diverse testimonianze che dissiparono tutti i dubbi sul ruolo e la responsabilità di don Georg Ratzinger, per vent’anni a capo della scuola di musica. Le violenze sessuali, secondo il Rapporto, avvennero all’interno degli istituti collegati alla Fondazione di diritto statale comprendente le scuole elementari, il ginnasio, il convitto e la scuola di musica, dislocati in tre differenti località, Ratisbona, Etterzhausen e Pielenhofen. Una fondazione indipendente dalla diocesi, in cui ogni realtà era gelosa dei propri confini e piuttosto chiusa. Gli abusi sessuali documentati riguardano i bambini che frequentavano le scuole di Etterzhasen e Pielenhofen, alle quali don Georg Ratzinger, essendo Kapermaister a Ratisbona, non aveva accesso e del quale, come emerso da numerose testimonianze, non conosceva molto.

Don Georg nell’amata Baviera, a Ratisbona, dove il fratello Joseph insegnò all’Università dal 1969 al ’77, anno in cui fu scelto come arcivescovo di Monaco e Frisinga, e Ratzinger a Roma, chiamato nel 1982 da Giovanni Paolo II per guidare la Congregazione per la Dottrina della Fede. Nonostante la distanza, i due fratelli si sono sempre frequentati.

«Prima siamo stati separati mentre Joseph era a Bonn, a Münster e Tubinga. Poi alla fine ci siamo ritrovati a Ratisbona, io a dirigere i Domspatzen e mio fratello all’università», ha raccontato Don Georg, «è stato un periodo molto bello ed intenso, noi tre fratelli eravamo riuniti. Certo con la nomina e il trasferimento a Monaco, ma la distanza non era tanta, era piuttosto la mancanza di tempo che ci teneva lontani perché Joseph era impegnato come vescovo e cardinale».

Poi il trasferimento a Roma. «In effetti è stato un po’ come subire una perdita, anche perché sapevo che mio fratello andava incontro a una grande responsabilità e che di conseguenza avremmo avuto pochi contatti. Tre volte l’anno io andavo a Roma, soprattutto l’estate, a Natale i miei fratelli venivano da me, stavamo nella sua casa a Pentling, un posto che amava e che sentiva suo. Avevamo comunque degli appuntamenti fissi, come per esempio l’Ascensione, periodo in cui Joseph veniva a Pentling per il ritiro spirituale e si tratteneva qualche giorno. Ad agosto andavamo in vacanza insieme, a Bad Hofgastein, a Bressanone, a Linz».

Una foto della famiglia Ratzinger (Ansa)

  

Ad unire don Georg al fratello c’erano due grandi passioni: la musica, quella sacra in particolare, e i gatti: «Fin da piccoli abbiamo vissuto con un crescente amore per la liturgia e questo è proseguito via via nel seminario. E poi è arrivata la musica…», raccontava. Spesso suonavano insieme al pianoforte anche se negli ultimi anni, con la vista molto deteriorata, don Georg non riusciva più a leggere gli spartiti: «Non riusciamo più a suonare insieme», raccontò nel 2011, «perché non riesco più a leggere la musica, posso solo suonare a memoria». Sui gatti: «Noi», diceva, «li adoriamo, quando ci siamo trasferiti a Hufschlag avevamo dei gatti nostri, assieme ad altri che passavano nel giardino».

Diceva che il suo pensiero più frequente per il fratello era questo: «Che ogni mattina possa avere la salute e la forza, di cui ha bisogno per compiere la sua missione».

Dopo le dimissioni da Papa, commentò con grande discrezione la scelta di Joseph: «La sua missione», disse al Corriere della Sera, «è stata quella di guidare la gente a vivere nella parola di Dio. Una missione difficile, in una società secolarizzata». A chi gli chiedeva se il suo gesto nascondesse una sconfitta personale rispose: «No, non è stata assolutamente una sconfitta personale. Nella vecchiaia l’uomo perde tante capacità. Lo vedo in me stesso. La vecchiaia è una frattura nella vita, che ci impedisce di fare quello che prima era normale. La guida della Chiesa richiede qualcuno che sia in possesso di tutte le sue energie, perché ci sono tante domande a cui bisogna rispondere». Raccontò di quando il fratello gli confidò di aver deciso di lasciare il pontificato: «Mi parlò delle sue intenzioni e io lo ascoltai. Naturalmente mi sono anche rammaricato, perché ero stato molto contento, sia pure con qualche preoccupazione, quando lui venne eletto Papa. Ma sono un uomo realista, e so che le capacità umane possono un certo giorno risultare inadeguate per quell’incarico. È stata una decisione umana ispirata da Dio. Non so con chi ne abbia parlato oltre che con me. Ma quando mi ha detto che voleva dimettersi, la scelta definitiva era stata già fatta».

Negli ultimi anni, dopo che il Papa emerito si era stabilito nel monastero Mater Ecclesiae nei Giardini Vaticani, don Georg, finché la salute gliel’ha permesso, veniva sempre a trovare il fratello nel periodo di Pasqua che coincide anche con il compleanno di Benedetto XVI (nato il 16 aprile del 1927). Quest’anno, a causa della pandemia, non è stato possibile nessun spostamento e così, con il peggiorare delle condizioni di salute, Benedetto XVI ha deciso il 18 giugno di volare in Baviera al capezzale del fratello morente anche per evitare di fare lo stesso errore quando, nel 1991, non riuscì ad arrivare in tempo in Germania, quando morì sua sorella. «Era deciso a non fare lo stesso errore una seconda volta», hanno detto fonti vicine al Papa emerito alla stampa tedesca.

Dell’ultimo tratto della vita don Georg, in riferimento al fratello, diceva: «Siamo diventati vecchi nel segno di questo affetto e di questo rispetto reciproco. Siamo sempre stati felici quando l’altro è riuscito a fare un buon lavoro. È stata una comune responsabilità». Al Papa emerito aveva anche dedicato un libro, Mio fratello il Papa, uscito nel 2011, ma, diceva, «la gente ne sa più di me, si è fatta un’idea precisa di lui. Anche grazie alla televisione. Vorrei solo dire che la definizione di Panzerkardinal non aveva assolutamente niente a che fare con lui. Non è di acciaio. È un uomo molto sensibile».

Multimedia
Le immagini del Papa emerito Benedetto XVI in Germania per trovare il fratello
Correlati
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo