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venerdì 21 marzo 2025
 
cinquant'anni di servizio civile
 
Credere

Al servizio, ma non di talenti

29/12/2022  Al Servizio accoglienza milanese (Sam) Giulia Vaccaro orientava le persone fragili a usufruire dei sussidi sociali di cui hanno diritto. E dopo l’anno di servizio è rimasta come professionista

«Un conto è rapportarsi con una persona che pensi di dover salvare dalla strada perché tu, dall’alto dei tuoi studi, hai più strumenti di lui, un altro conto è riconoscere che quella persona ha delle fragilità, come tu ne hai, ma anche delle risorse». Giulia Vaccaro – 27 anni, di Pieve Emanuele, in provincia di Milano – aveva studiato Scienze dei servizi sociali ma non era ancora iscritta all’albo quando, a inizio 2020, ha chiesto di svolgere il Servizio civile al Servizio accoglienza milanese (Sam) della Caritas: un centro di ascolto per senza dimora e persone in grave difficoltà.

saper ascoltare

«Ho iniziato affiancando operatori e assistenti sociali che ascoltano queste persone e provano a orientarli tra i servizi del territorio», racconta Giulia che oggi lavora come assistente sociale nello stesso centro. Pochi mesi dopo l’inizio del servizio l’Italia scopriva di dover fare i conti con la pandemia e anche l’attività del centro fu costretta a reinventarsi: «Abbiamo cominciato a ricevere su appuntamento e fare ascolti telefonici, ma il Sam nasce come servizio a bassa soglia, cioè deve essere facilmente accessibile e aperto a tutti. Per questo oggi siamo tornati a una modalità mista». Oltre al servizio di ascolto, il centro ha un dormitorio maschile e un refettorio. Ma il compito del Sam è soprattutto quello di offrire ascolto e supporto burocratico: «Se esce il bando della casa popolare aiutiamo a fare domanda, se arriva la persona senza residenza che ha perso tutti i documenti aiutiamo a prendere gli appuntamenti, proviamo ad agganciarli ai Servizi sociali di base, che spesso tuttavia sono pensati per chi ha un cellulare, riesce a stare nei tempi e si presenta in un certo modo. Molti dei nostri non rientrano in questi standard».

scoprire la bellezza

  

Per Vaccaro era la prima esperienza sul campo, per questo ha scelto di fare il Servizio civile, e all’inizio non sono mancate le difficoltà («per esempio accettare che ognuno ha i suoi tempi e i miei non erano quelli delle persone che ascoltavamo»), ma ha capito subito che questo lavoro faceva per lei. La scelta della Caritas coincideva nel suo caso con una comunione di valori legati alla fede, che nel tempo si sono confermati: «Qualche tempo fa mi è stato chiesto che esperienza avessi fatto della bellezza: mi sono venute subito in mente le persone che ho incontrato qui. Quello a cui non daresti un euro e che vince il corso di fotografia, quello che scopre di avere talento per la radio. In questi anni ho avuto conferma di come chiunque, accanto alle fragilità, abbia delle risorse. Semplicemente alcuni hanno bisogno di essere un po’ accompagnati per farle emergere: il nostro ascolto serve anche a questo».

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