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martedì 28 marzo 2023
 
 

Amadori: «I toni messianici sono tipici del leader populista»

18/09/2013  Il sociologo, direttore di Coesis Research,analizza il video messaggio del Cavaliere: «Lo stile è coerente con il personaggio. Tra le righe ho notato una certa corsa a imitare papa Francesco»

«La forma è quella classica e dal punto di vista comunicativo anche efficace. I contenuti, invece, sono vecchi, gli permettono di parlare solo ai fedelissimi, a coloro che lo votano perché è Berlusconi e basta e dopo questo discorso sono di nuovo rigalvanizzati».

È il giudizio di Alessandro Amadori, sociologo e direttore di Coesis Research, sul videomessaggio del Cavaliere che ha annunciato il ritorno a Forza Italia.

Stavolta a giudicare dai toni, è apparso anche un po’ messianico. Cosa ne pensa, professore?
«È vero. Lo è sempre stato, in fondo, perché Berlusconi è un leader populista. Il populismo per definizione si basa su questo concetto di rapporto diretto, empatico, senza mediazioni e senza filtri, in qualche modo “trascendente” in un’empatia che in un certo senso mira ad andare oltre il razionale e la materialità. È uno stato d’animo collettivo di cui il leader si fa interprete. Il populismo è sempre un po’ messianico e ha sempre qualcosa di “trascendente” nel linguaggio, nei toni, nell’atteggiamento ammiccante. Senza questa chiave di lettura non si capisce Berlusconi e non si trova, dal punto di vista politico, chi è in grado di batterlo. Non a caso, si parla di berlusconismo al pari di peronismo, putinismo…».

Ma la vera novità di questo ennesimo messaggio qual è?
«Una certa corsa ad adeguarsi allo stile comunicativo inaugurato da papa Francesco».

In che senso?
«La gente ha sempre più bisogno di sentirsi partecipe del progetto, questo Berlusconi in parte lo ha capito quando nel finale esorta ad unirsi e lottare insieme, quando dice: “Scendete in campo anche voi”. Però, a differenza del Pontefice, mantiene una posizione asimmetrica, resta comunque il capo che chiama. Il Pontefice, invece, è riuscito a togliersi completamente la veste del capo per diventare testimone che è la forma più giusta per interpretare quest’ansia di partecipazione e soprattutto di incarnare il leader “catalizzatore” dove gli altri sono i protagonisti».

E sui contenuti che giudizio dà?
«Se dal punto di vista della forma mi è sembrato coerente e adeguato, quello che ha detto è terribilmente vecchio. Ha ripetuto le stesse cose di vent’anni fa ma oggi, appunto, è passata un’era dal 1994 e gli italiani sono alle prese con una crisi economica drammatica: manca il lavoro, c’è difficoltà ad andare avanti. Questi sono i problemi più urgenti che le persone vivono ogni giorno sulla propria pelle e nel suo messaggio Berlusconi se non li ha elusi li ha comunque trascurati. Questo gli impedisce di parlare ad una platea più ampia».

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