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lunedì 28 aprile 2025
 
 

Andrea Büttner, la religione dell'arte

24/11/2011  La giovane artista tedesca ha tratto ispirazione da un soggiorno in Italia, durante il quale ha vissuto in alcune comnunità monastiche e si è avvicinata a Giotto, Burri, Manzoni...

Che la religiosità, nell'accezione più ampia e profonda del termine, non sia affatto scomparsa dalla nostra società e che, al contrario, continui a lasciare tracce, trovando inedite forme espressive e affascinando anche le giovani generazioni, lo si può capire da molti segnali. Ne troviamo una conferma sorprendente, per forza ed intensità, nell'opera più recente di una giovane artista tedesca, Andrea Büttner, esposta al pubbico fino al 29 aprile 2012 alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia con il titolo The Poverty of Riches.

Nata a Stoccarda nel '72, residente e operante fra Londra e Francoforte, Andrea Büttner ha vinto il Max Mara Art Prize for Women, un premio che ha l'obiettivo di sostenere giovani artiste residenti nel Regno Unito, permettendo loro di sviluppare il proprio talento attraverso una residenza di sei mesi in Italia. L'incontro fra il nostro patrimonio e l'artista tedesca è stato quanto di più proficuo si possa immaginare, in virtù del fatto che alcuni temi presenti nella nostra tradizione risultano congeniali e coerenti alla sua sensibilità e alla sua ricerca, che lei ha saputo re-interpretare e rinnovare con intelligenza e autentica energia spirituale.

Interessata agli intrecci fra religione e arte, alle affinità fra le comunità religiose e la produzione artistisca, Andrea Büttner ha vissuto per qualche tempo in alcuni monasteri del nostro Paese, condividendo la vita dei religiosi. Il soggiorno in Italia ha inoltre favorito un avvicinamento agli affreschi di Giotto e all'opera di Alberto Burri, Enrico Castellani e Piero Manzoni. Frutto di questa esperienza sono una serie di lavori - visibili a Reggio Emilia - in cui tecniche di lavorazione, materiali e "valori" della tradizione vengono rivisitati e approdano a nuove forme espressive.

Per l'artista è essenziale anzitutto recuperare alcune tecniche tradizionali di lavoro, come l'intaglio del legno, la pittura su vetro, la xilografia su carta, l'affresco e la composizione di dittici che, nella memoria collettiva, appartengono al Medioevo. La materia al centro del lavoro artistico dev'essere intonata a tali tecniche, quindi "povera". Il dialogo con la natura e il contatto genuino con la materia diventano centrali. Si profila qui l'ispirazione sia alla vita religiosa, sia al movimento dell'Arte povera. In questo senso, l'opera della Büttner trova una collocazione ideale negli spazi espositivi della Collezione Maramotti, accanto alla sua cospicua raccolta d'Arte povera.

Oggetto di grande attenzione nella sua ricerca è infatti il concetto di povertà, dal punto di vista estetico e spirituale: la rinuncia all'opulenza tipica dei movimenti monastici trova corrispondenza nell'Arte povera. In contrapposizione alla cultura dominante, che la vive come motivo di vergogna, per la Büttner la povertà è uno "stato" da riscoprire nella sua positività. E in questa opzione è possibile intravvedere una critica rivolta sia alla società sia ai meccanismi del sistema artistico. Un posto centrale nella sua ricerca occupano il tessuto e i significati simbolici di cui è portatore. L'interesse per Giotto è legato proprio alla rappresentazione che ne fa il maestro. È comunque l'intera iconografia religiosa ad affascinarla, come si può constatare dalle sue opere: il pane, il tavolo, l'immagine di San Francesco...

Una poetica così ricca e profonda si traduce in opere come VogelPredict, rivisitazione della celebre predica di San Francesco agli uccelli. Oppure in Man with Fabric, che rimanda alla lavorazione delle stoffe e all'uso simbolico del tessuto nell'arte religiosa italiana. O, ancora, in Table, dove una mensa modesta, che offre solo il companatico essenziale per il nutrimento del corpo, trasmette un messaggio di gratitudine, così che l'apparente privazione diventa abbondanza. 

Accostarsi all'opera di Andrea Büttner è dunque un'occasione preziosa per riappropriarci della nostra tradizione culturale, riconoscendo quei valori di essenzialità, ricchezza d'animo, contatto diretto con la natura e le cose, sobrietà e lentezza di cui noi uomini del XXI secolo abbiamo un disperato bisogno.

DOVE & QUANDO
"Andrea Büttner: The Poverty of Riches", Collezione Maramotti, Reggio Emilia, fino al 29 aprile 2012. Info: tel. 0522/38.24.84, www.collezionemaramotti.org

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