La parlamentare Rossella Muroni a Castelnuovo di Porto
Chiude il Centro per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma, il centro in cui papa Francesco venne il 24 marzo 2016 per celebrare la Messa in Coena Domini e lavare i piedi a una volontaria cattolica e a 11 rifugiati, fra i quali 3 musulmani e un indù.
La mattina di martedì 22 gennaio sono cominciati i primi trasferimenti dei residenti nel centro, che oggi ospita 550 migranti, fra i quali una dozzina di bambini. I primi 30 sono stati trasferiti fuori dal Lazio, verso la Basilicata e la Campania. “Li hanno caricati come pacchi sugli autobus, senza precisare la destinazione. Ad alcuni di loro abbiamo mostrato sulle mappe satellitari dove si trova la Basilicata. Altri hanno preferito prendere le loro cose e allontanarsi nella campagna”, racconta Roberto Rotondo, portavoce della cooperativa sociale Auxilium, che negli ultimi anni ha gestito il centro (ma la convenzione, non rinnovata scadrà a fine mese).
Il motivo della chiusura, anticipato due giorni fa dalla Prefettura di Roma a Repubblica, è il mancato adeguamento del Cara, di proprietà dell’Inail e dato in concessione alla Prefettura, alle nuove norme per la gestione della struttura, che necessità di lavori di ristrutturazione.
Inaugurato nel 2008, situato fra la Flaminia e la Tiberina, il CARA di Castelnuovo di Porto in passato ha ospitato fino a un migliaio di persone. “In questo momento non c’era una situazione di sovraffollamento o di illegalità, anzi il nostro è sempre stato considerato un centro di eccellenza”, dice a Famiglia Cristiana Riccardo Travaglini, 39 anni, sindaco di Castelnuovo di Porto dal giugno del 2017. “La nostra comunità”, aggiunge il sindaco, “in questi anni è stata capace di accogliere e integrare gli ospiti del centro, perciò è incomprensibile che si chiuda una realtà che ha dimostrato di funzionare. Tra l’altro si è deciso tutto in fretta, senza alcuna concertazione. Che ne sarà delle decine di dipendenti della cooperativa Auxilium?”. I didendenti della cooperativa che rischiano di perdere il posto sono 120.
Monsignor Gino Reali, vescovo di Porto-Santa Rufina, dice all’agenzia Sir: “Dopo tanti anni d’impegno della comunità locale mi pare assurdo interrompere progetti di integrazione ben avviati, con la partecipazione di tanti cittadini volontari della diocesi”. Monsignor Reali contesta anche il metodo del trasferimento “che non mi pare dignitoso per donne, uomini e bambin che hanno alle spalle storie drammatiche. Quale futuro offriamo a queste persone? Quale immagine di civiltà stiamo dando?”. “Chiediamo che non vengano trattati come bestiame”, implora padre José Manuel Torres, messicano, parroco della chiesa di Santa Lucia a Castelnuovo di Porto.
Preoccupa la situazione di coloro che hanno i permessi umanitari in scadenza. Come Muna Hadid, un aragzza somala di 26 anni. Il sindaco assicura di aver attivato i servizi sociali per venire incontro alle situazioni più delicate.
Due giovani migranti musulmani ospiti del centro , Yallow Buba, 20 anni, gabbiano, e Anszou Cissé, 19 anni, senegalese, sono membri onorari della società sportiva Athletica Vaticana, la prima associazione sportiva con sede nella Città del Vaticano. Un altro ragazzo afrucano gioca nella locale squadra di calcio. Ora anche loro aspettano di sapere se e dove saranno trasferiti.
Mercoledì le operazioni di trasferimento delle persone ospiti del CARA sono state bloccate da Rossella Muroni, parlamentare di Liberi e Uguali. La deputata si è messa davanti a un pullman chiedendo di sapere "dove vanno e che condizioni troveranno" i richiedenti asilo. Il pullman non è partito.