Ho un figlio di 8 anni, intelligentissimo, bravo a scuola ma sempre “musone”. È figlio unico, amato, al centro della nostra vita e di quella dei nonni. Eppure sembra che non gli vada mai bene nulla. L’altro giorno ci ha detto che la sua era una vita bruttissima, piena di stress e infelicità. Ha usato proprio queste due parole. In effetti, fa il tempo pieno a scuola, due sport e va a scuola di chitarra, attività scelte perché non stia solo al pomeriggio e per rendere la sua vita stimolante e felice. Stiamo sbagliando qualcosa? Il papà spesso si arrabbia con lui: dice che non è possibile che un bambino che ha tutto vada in giro con un’espressione così tragica sul volto. Lo sgrida di continuo spingendolo a essere felice, ma senza risultati.
NICOLETTA
— Cara Nicoletta, il tuo bambino ha tutto, eppure è un musone. Forse ha tanto, ma non proprio tutto. Perché la formula della felicità non si basa solo su mille attività coinvolgenti e un amore incondizionato da parte di voi adulti. Secondo gli autori del best seller Il metodo danese per crescere bambini felici ed essere genitori sereni (Newton Compton) la felicità da bambini può essere conquistata solo grazie a sei ingredienti: giocare in modo libero e destrutturato, ricevere lodi adeguate e non gratuite o sperticate, pensiero positivo (ovvero capacità di trovare il lato positivo anche negli eventi avversi), empatia e capacità di sintonizzarsi sugli stati emotivi altrui, assenza di punizioni corporali e uno stile familiare intimo e allegro, dove si sta insieme per e con la gioia di condividere relazioni nutrienti. Se guardo alla vostra famiglia, mancano un po’ di questi ingredienti.
Per esempio, il vostro piccolo “musone” non ha mai il tempo di giocare in modo libero e destrutturato, impegnato com’è in mille cose. Probabilmente è abituato a essere apprezzato e lodato (lo descrivi intelligentissimo e bravo a scuola), ma è anche poco confrontato con il pensiero positivo, la leggerezza e l’empatia. Forse il figlio musone non è altro che uno “specchio” di quel papà anche lui sempre accigliato e arrabbiato che invece di rallegrarlo raccontando barzellette, tirando un calcio al pallone e cantando canzoni divertenti, punta il dito sul volto troppo serio del suo bambino e lo sgrida perché non sorride mai. Ma quando qualcuno viene sgridato è difficile che, come conseguenza, si metta a sorridere.
Per diventare sorridenti ci vuole leggerezza e divertimento: ci si fa le coccole, ci si rincorre e si gioca a nascondino, si va alla scoperta del mondo, insomma si diventa complici nell’allegria. È questa “intimità allegra” che forse manca a casa vostra. E che va conquistata. Se il papà smette di fare il musone, forse ci riuscirà anche il bambino.