Il maso? In Alto Adige sarà anche “chiuso”, ma non certo ai bambini e alle mamme. Evelyn Mich, 38enne di Egna, paesino a 20 chilometri da Bolzano, al mattino, prima di andare in ufficio, parte per Laives, dove lascia le due figlie, Juliane di 2 anni e mezzo e Magdalena di un anno, al maso di Sonja Spitaler, un paradiso in mezzo ai meleti in fiore a due passi dal capoluogo altoatesino. Nel pomeriggio passa a riprenderle. «Le mie bimbe lo frequentano da cinque mesi e sono felici. E lo sono anch’io: questo posto è bellissimo e la Tagesmutter è davvero brava. Così riesco pure a restare con i figli tutti i pomeriggi ». A Egna, l’anno scorso, sono nati 66 bambini su una popolazione di cinquemila abitanti.
Al maso, da un anno, Sonja fa la Tagesmutter, cioè l’assistente d’infanzia professionale: segue quattro bambini, più i suoi due figli più giovani. Totale sei, che poi è il massimo consentito dalle regole che si sono date le cooperative di queste assistenti: una specie di mini-super-nido in mezzo alla natura. La sua è una scelta di vita: «Facevo l’impiegata contabile. Avevo scelto anch’io il part-time con l’arrivo dei figli. Al terzo ho cercato altro e mi sono iscritta ai corsi per Tagesmutter della coop Imparare, crescere, vivere con le contadine», una realtà nata nel 2006 che negli ultimi quattro anni ha decuplicato il numero di “Tages”, oggi 106, e di bambini seguiti, più di 500. «È una forma d’assistenza davvero flessibile: se i genitori hanno bisogno, siamo disponibili anche il weekend. Da un anno posso lavorare e fare la mamma a tempo pieno con i miei figli a cui ne ho aggiunti altri quattro», dice Sonja.
TUTTO PARTE DAL BASSO
Non è, certo, solo per i masi nelle valli e le Tagesmutter, ma non è un caso se l’Alto Adige si è riconfermato anche quest’anno la “culla” d’Italia: la Provincia di Bolzano, secondo l’ultimo Rapporto Istat, è l’unica ad avere la popolazione in aumento (più 1,4) e un tasso di natalità ben più alto rispetto alla media nazionale (1,78 gli per donna contro 1,34).La “culla” d’Italia sta tra queste valli, tra Salorno e il Brennero. E qualcuno parla già di “modello Bolzano” per indicare quell’insieme di interventi e servizi, mixati con una cultura e il cattolicesimo da sempre attenti alla famiglia, che riempie ancora i reparti di maternità. «È un record che ci fa piacere», esordisce l’assessora provinciale alle Politiche della famiglia, Waltraud Deeg. «Tutto parte dal basso: dalle famiglie alle associazioni, dai Comuni alle parrocchie, tutti qui fanno la loro parte. La politica, poi, aiuta e accompagna».
Volontariato e istituzioni camminano assieme: basti pensare che nel territorio sono registrate un’ottantina di associazioni che si occupano di Welfare familiare. Una di queste, la Kfs (Katholischer Familienverband Südtirol) da sola conta 16 mila associati. La Provincia, poi, ci mette del suo. E cioè 60 milioni di euro l’anno, gestiti dall’assessorato della Deeg e dalla sottoposta Agenzia della famiglia. I sussidi alle coppie con bambini sono, infatti, una conquista consolidata nel tempo: per i nuclei familiari con figli da 0 a 3 anni c’è anzitutto il bonus bebè di 200 euro al mese, di cui usufruisce il 90% delle famiglie altoatesine. C’è poi un altro sussidio introdotto dalla Regione dal 2005 che aiuta i nuclei familiari numerosi e con portatori d’handicap, in base ai redditi. «Infine, stiamo cercando di promuovere tra le nostre aziende ed esercenti il Family Pass, una carta-sconto per famiglie, sul modello tirolese», aggiunge Deeg.
Il secondo pilastro di questa politica sono la formazione e l’accompagnamento delle giovani famiglie. Un bell’esempio sono gli “Elki”, cioè i “punti d’incontro genitori- bambini” disseminati ovunque in Alto Adige. «È un modello che viene dai Paesi del Nord Europa, che si basa su luoghi aperti sei giorni su sette, gestiti da un’associazione di genitori, in cui mamme e papà possono lasciare i bambini in semplice custodia alle nostre collaboratrici o incontrarsi liberamente tra di loro, mentre i bambini giocano con i coetanei», spiega Annamarie Spornberger, presidente del Centro genitori bambini di Bolzano. Dei 21 Elki in provincia (il primo risale al 1987), 19 sono riuniti in rete e forniscono, oltre che occasione di gioco e socializzazione, anche corsi per genitori e bambini del genere più vario, perfino di yoga tibetano. «L’Elki? La mia salvezza », dice Letizia, 30 anni, ligure, trasferitasi a Bolzano da pochi mesi con i due figli per seguire il marito calciatore per i colori della FC Südtirol.
OTTENERE IL MARCHIO AUDIT
L’Elki di Bolzano Piani, aperto 15 anni fa nel quartiere tra l’Isarco e la ferrovia, è una babele colorata di lingue e d’etnie: su cento presenze al giorno, almeno 50 sono straniere. A frequentarlo c’è pure la giovanissima Hamed, d’origine siriana, che vive a Bolzano da sette anni e porta i due figli, Karim e Taym: «Grazie al Centro riesco a conciliare il lavoro di pasticciera e di mamma».
Il terzo pilastro delle politiche familiari è proprio quello della conciliazione famiglia-lavoro. Il fiore all’occhiello del sistema si chiama Audit, cioè la certificazione del Welfare aziendale. A oggi le aziende certificate sono 55. Tra le prime a dotarsi dell’Audit è stata la Salewa di Bolzano, marchio leader nell’alpinismo e nell’outdoor. «Oltre ad aumentare al 50% la retribuzione durante i sei mesi di maternità facoltativa (che per legge è del 30% dello stipendio), al rientro è possibile una modulazione del part-time dal 50 al 90% del tempo, sia verticale sia orizzontale. Ne usufruiscono 29 donne su 86 qui in sede a Bolzano», afferma Ruth Oberrauch, responsabile Risorse umane dell’azienda. A ciò s’aggiunge la presenza di un nido aziendale per 15 bambini, gestito da tre Tagesmutter.
E proprio per le “tate” professionali c’è una novità importante: «Sta per diventare legge l’adeguamento al trattamento pensionistico delle Tagesmutter a quello del resto delle operatrici nell’assistenza all’infanzia, che permetterebbe loro di pensare a questa occupazione come a una professione per la vita», osserva con soddisfazione la consigliera provinciale Maria Hochgruber Kuenzer, presidente della coop sociale Imparare, crescere, vivere con le contadine, 5 figli, quarta di 14 figli, contadina al Maso Bartlmair per 33 anni, una vita spesa a fianco delle donne sudtirolesi che vivono nelle valli. È l’ultimo parto del “modello Bolzano”.
Foto di Beatrice Mancini