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lunedì 07 ottobre 2024
 
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Siria, bombe nella notte: attaccano Usa, Francia e Gran Bretagna

14/04/2018  Colpiti obiettivi che i tre alleati considerano legati alla produzione di armi chimiche. Trump, Macron e May parlano di intervento "mirato e limitato", poi Trump su Twitter dichiara "missione compiuta". La condanna di Putin e dell'Iran.

Stati Uniti, Francia e Regno Unito hanno attaccato la Siria. Lo hanno fatto nella notte fra venerdì e sabato, colpendo diversi obiettivi che i tre alleati considerano legati alla produzione di armi chimiche. I bagliori provocati dai bombardamenti e dai lanci della contraerea hanno illuminato il cielo di Damasco e di altre località vicino a Homs. 

L’annuncio dell’attacco è stato dato con un discorso televisivo del presidente americano Trump, trasmesso quando a Washington erano le 21 di venerdì. Trump ha detto che l’attacco è stato coordinato per punire “la barbarie e la brutalità” del regime di Assad. Trump ha aggiunto che “lo  scopo del nostro intervento di stanotte è di fissare un forte deterrente contro al produzione, la diffusione l’uso delle armi chimiche”.

I tre alleati sono convinti che il 7 aprile scorso a Douma, nella regione del Ghouta, il governo siriano abbia bombardato con armi chimiche la popolazione civile, uccidendo decine di persone. La Russia, invece, ritiene i fatti di Douma una messa in scena creata dai servizi segreti occidentali nell’ambito di una campagna russofoba.

Il presidente  francese Emmanuel Macron pensa invece che “non ci sia alcun dubbio sui fatti e sulla responsabilità del regime siriano”. Perciò, si legge in un comunicato dell’Eliseo, “la linea rossa fissata dalla Francia nel maggio del 2017 è stata superata”. “La nostra risposta”, aggiunge Macron, “è stata circoscritta”, mirata solo a colpire gli impianti per la produzione e lo stoccaggio di armi chimiche. Da Londra il premier britannico Theresa May aggiunge che quello di stanotte è stato “un attacco limitato e mirato che non aumenterà le tensioni nella regione e farà tutto ciò che è possibile per evitare vittime civili”.

Secondo il Pentagono, 76 missili hanno colpito e distrutto il centro di ricerca sulle armi chimiche di Barzah. Sono stati presi di mira anche due depositi di armi chimiche presso Him Shinshar.  I missili, un centinaio in tutto,  sono partiti sia da alcuni bombardieri, sia da alcune navi militari americane posizionate nel Mar Rosso. L’attacco sarebbe durato poco più di un’ora. Il Penatgono ha precisato che le difese antimissile e antiarea della Siria sono state inefficaci. Su Twitter in seguito Trump  si è rallegrato per l'attacco "perfettamente risucito"  aggiungendo la formula "missione compiuta".

La televisione di stato siriana invece ha annunciato che diversi missili sono stati abbattuti e ci sarebbero tre feriti a Homs. Secondo il ministero della difesa russo i siriani avrebbero abbattuto 71 missili. Un video del profilo ufficiale su Twitter della presidenza siriana, girato non si sa dove e quando, ma diffuso nella mattinata di sabato, mostra il presidente Assad che da solo, senza scorta, con una valigetta in mano, entra nell’atrio di un palazzo, come e se fosse una qualsiasi giornata di lavoro.

La Russia ha condannato gli attacchi, minacciando “conseguenze” non meglio specificate . Tuttavia il ministero della difesa russo ha chiarito che l’attacco della notte scorsa non ha violato lo spazio aereo a protezione delle basi russe in Siria. Sembra evidente, secondo molti osservatori,  che la Russia sia stata avvisata in anticipo degli obiettivi, per evitare incidenti e il coinvolgimento di personale militare russo. Tuttavia il presidente russo Putin ha condananto duramente l'attacco contro la Siria, definendolo "un atto di aggressione" contro un Paese impegnato a combattere il terrorismo. La Russia ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Dall'Iran la Guida Suprema della Rivoluzione, l'ayatollah Ali Khamenei è stato lapidario: "Annuncio esplicitamente che i presidenti degli Stati Uniti e della Francia e il primo ministro del regno Unito sono dei criminali".

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E i siriani a Damasco protestano contro i raid Usa
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