Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani)..
« Nel 2013, una persona su dieci era costretta a tirare avanti in povertà assoluta. Temo proprio che le cose non siano migliorate, anzi. Dunque 6 milioni di italiani non possono acquistare beni e servizi per una condurre un’esistenza dignitosa. A questi si aggiungono i poveri relativi e i quasi poveri, in tutto almeno 10 milioni di connazionali. E la politica che fa? Balbetta. Ci si accapiglia sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori senza pensare a come creare lavoro. Non è un dannato gioco di parole. Oggi le persone non trovano un impiego se giovani o lo perdono se d’una certà età. Visto che negli anni Ottanta abbiamo avviato una sciagurata serie di svendite che ha impoverito il sistema-Paese, bisogna avere l’umiltà, il coraggio e la lungimiranza di ripartire con un’idea armonica di Nazione».
Giovanni Bottalico è il presidente nazionale delle Acli. Parla con passione da Cortona, dove dal 18 al 20 settembre si svolge l’annuale Incontro nazionale di studi che in questo travagliato 2014 non a caso è titolato: Il lavoro non è finito. Un’economia per un lavoro buono e giusto. «Nella discussione che stiamo vivendo in questi giorni l’articolo 18
rischia di diventare un totem», aggiunge Bottalico. «Si devono realizzare nuovi strumenti
necessari affinché chi oggi lavora non viva nella paura di perdere il posto
di lavoro, ma sappia che c’è un sistema, una rete che lo supporta nel
trovarne un altro».
«Il lavoro», insiste Bottalico, «deve essere tutelato. Ma la tutela,
appunto, deve consistere nel dare al lavoratore, appena perde il posto
di lavoro, la possibilità di trovarne un altro. E ancora ci deve essere
una vera formazione, che oggi non esiste, e i centri per l’impiego, che
oggi funzionano male, devono servire appunto a far trovare una nuova
occupazione alle persone».
Per Bottalico «serve un grande patto tra famiglie, imprese, lavoratori e
associazioni per rimettere in piedi l’Italia». E serve un'idea, un progetto di ampio respiro. Le Acli calano un poker. «Quattro settori: agricoltura, green economy, valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale, turismo. Possono essere le basi della ripresa».