logo san paolo
mercoledì 07 giugno 2023
 
 

Cara Italia, dove stai andando?

15/03/2011  Tagli alla cultura, alla scuola, a Internet, ai beni ambientali e artistici, alla green economy... A 150 anni dalla nascita, dovremmo domandarci quale Paese vogliamo essere.

   Nel festeggiare il suo 150° compleanno, l'Italia farebbe bene a interrogarsi sul suo futuro: quale Paese vogliamo essere? Quale Paese stiamo diventando? Quale Paese intendiamo lasciare ai nostri figli? Classe politica e media non sembrano per nulla interessati alla questione: le strategie per il futuro sono totalmente assenti dal dibattito pubblico, ingombrato da polemiche quotidiane di bassa lega. Al loro posto, però, non mancano fatti e segnali che si incaricano di dare una risposta. Vediamoli.

    L'Italia non sta certo puntando sulla cultura. Chi ci governa non ritiene che l'opera lirica, il teatro, il cinema siano un elemento centrale della nostra identità né un fattore (anche economico) strategico su cui investire. Qualche dato: nel 2008 il Tesoro ha tagliato più di 213 milioni di euro al ministero della Cultura. Tra il 2009 e il 2011 la scure si è abbattuta sul Fus (Fondo unico per lo spettacolo) per 216 milioni di euro. Nel triennio che ci aspetta sono previste ulteriori riduzioni per 1,7 miliardi di euro. Proviamo a tirare le somme: fra il 2008 e il 2013 la decurtazione ammonterà a 2,8 miliardi di euro. Muti che interrompe il Nabucco all'Opera di Roma per cantare, coro e pubblico insieme, il Va' pensiero contro i tagli, è un evento che merita di essere ricordato.

Va meglio per i beni culturali? Chiedete a Andrea Carandini, presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, che si è dimesso in maniera irrevocabile per l'impossibilità di tutelare il nostro patrimonio «stante la progressiva e massicia diminuzione degli stanziamenti di bilancio». Intanto il ministro Bondi si è arroccato in casa, in attesa di rassegnare pure lui le dimissioni (ma perché attendere?), offeso dagli attacchi piovutigli addosso fin dai tempi dei famigerati crolli di Pompei... Che dire dei beni ambientali? Basterebbe chiederlo al ministro Prestigiacomo, o agli enti che amministrano i nostri parchi nazionali, ai limiti della chiusura...

E', il nostro, un Paese che punta sullo sviluppo di Internet, ovvero la più innovativa rete di comunicazione e servizi? Il recente Milleproroghe ha tagliato ulteriori 30 milioni di euro dal già esiguo fondo per lo sviluppo della banda larga, destinandoli - guarda caso - al digitale terrestre. Traduzione: il Governo non punta su Internet, ma sulle televisioni...

La scuola è al centro dei nostri pensieri? Abbiamo deciso di concentrare le nostre energie sulla formazione e qualificazione professionale dei giovani? Sarebbe opportuno che il ministro Gelmini leggesse bene il rapporto Ocse sulla spesa per l'istruzione pubblica: l'Italia spende il 4,5 del proprio Pil per la scuola, contro una media Ocse del 5,7. Solo la Repubblica Slovacca spende meno tra i paesi industrializzati. Nel frattempo, il numero di iscritti all'università è in calo da diversi anni...

Abbiamo scelto di concentrarci sulla cosiddetta green economy, sulle energie rinnovabili? Niente affatto. Il Paese del sole ha scelto di investire nel nucleare, mentre l'incertezza sugli incentivi per le energie rinnovabili rischia di mettere a repentaglio circa 140.000 posti di lavoro.

Potremmo essere il Paese della cultura, dell'opera lirica, dei beni artistici, delle bellezze naturali, quindi del turismo, della cucina, della qualità della vita; potremmo formare personale specializzato, in grado di gestire e sviluppare le risorse che abbiamo avuto in dono. Invece tutti i segnali a disposizione indicano che stiamo buttando a mare il nostro "petrolio". Italia, che Paese vuoi essere?

I vostri commenti
4

Stai visualizzando  dei 4 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo