Elisa, 17 anni, mentre disegna nella casa accoglienza per minori di Caritas Iasi.
Nella grande e luminosa sala studio al secondo piano della casa, Elisa, 17 anni e un grande talento artistico, è concentrata negli ultimi ritocchi a un disegno che ha appena realizzato. Dipingere è la sua passione. Ma per il suo futuro lei immagina qualcosa di diverso dall’arte, magari nel settore della gastronomia, che le permetterebbe di trovare presto e più facilmente un lavoro. Per il momento studia alla scuola superiore. Seduta al tavolo davanti a lei, Antonella, 15 anni, fa da interprete dal rumeno all’italiano: da bambina ha vissuto per alcuni anni presso una famiglia affidataria in Umbria, prima di tornare in Romania. Anche lei ama dipingere e disegnare. Dopo l’iniziale ritrosia, accetta volentieri di mostrare le sue opere, esposte sulle pareti della casa.
Elisa e Antonella sono due delle dodici ragazze ospitate nel centro di accoglienza per minori della Caritas di Iaşi, città della Romania orientale, nella regione della Moldavia storica, sede di un’antica e prestigiosa università. «Dal 2000 ospitiamo soltanto ragazze, per un numero massimo di dodici», spiega don Iosif Iacob, direttore della Caritas diocesana. «Sono adolescenti e ragazze dai 12 fino a 23 anni, orfane o provenienti da famiglie profondamente disagiate che non possono occuparsi di loro, quasi tutte passate per l’esperienza dell’affido familiare». L’ultima arrivata, pochi mesi fa, è una ragazzina di 12 anni. E’ qui con le due sorelle più grandi. Quando è arrivata, racconta don Iosif, non diceva una parola. Nella casa, le ragazze sono seguite da un’assistente sociale e da una psicologa, oltre alle suore che vivono con loro. Al mattino vanno a scuola, nel pomeriggio si ritrovano nella sala studio per i compiti. La sera c’è il momento della preghiera e poi alcune attività insieme. La vita è scandita da regole e responsabilità, a partire dai turni delle pulizie della casa.
Fra le ragazze, c’è Paula che studia al Liceo teologico; e poi Elena che si è laureata e ora frequenta il master in Piscopedagogia. Alla domanda su come vedono il loro futuro, molte di loro non si immaginano all’università. Non hanno progetti chiari, ma vogliono trovare il prima possibile un lavoro. E sognano di emigrare in un altro Paese europeo, perché fuori dalla Romania, dicono, si guadagna molto di più. E nel loro Paese la crisi economica e la disoccupazione oggi non lasciano grandi prospettive ai giovani. Don Iosif le osserva in silenzio con sguardo paterno e sospira. «Queste ragazze non vedono l’ora di finire la scuola per scappare da qui, andare a vivere da sole», dice. «Sognano l’indipendenza, la libertà e vogliono presto un lavoro, invece di continuare gli studi e formarsi, ma non si rendono conto di quanto poi la vita, fuori da qui, sarà dura». Non è facile gestire ragazze adolescenti, ammette don Iosif, le dinamiche estremamente complesse di questa età, con le sue contraddizioni e grandi fragilità.
Don Iosif Iacob, direttore della Caritas diocesana di Iasi.
La casa di accoglienza – che qui chiamano orfanatrofio – è nata ne 1990 ed è stata il primo progetto attivato dalla Caritas in questa città. «Nei primi anni Novanta», racconta don Iosif, che è anche docente universitario di Diritto canonico e Dottrina sociale della Chiesa, quello dei bambini di strada in Romania e a Iasi era un fenomeno vastissimo. In questi ultimi anni il problema è diminuito e la situazione dei minori è migliorata. Anche se per le strade di Iasi si vedono ancora tanti bambini che chiedono l’elemosina. «Negli anni ’90 eravamo noi ad andare a cercare i bambini nelle comunità per portarli qui. Oggi le segnalazioni arrivano dall’ufficio dei servizi sociali che si occupa di protezione dei minori».
Nei primi mesi della guerra nella confinante Ucraina, la Romania è stata una delle nazioni che hanno aperto le porte ai profughi e organizzato la grande macchina dell’accoglienza di chi scappava dalle bombe. I rumeni sono stati molto generosi con i loro vicini. Tuttavia, la Romania resta il Paese più povero dell’Unione europea. Che oggi sta pagando pesantemente le conseguenze economiche della guerra, il forte aumento dei prezzi di tutti i beni di prima necessità, il cibo, il gas, la luce, il carburante. La zona orientale della Romania è quella tradizionalmente più disagiata. A Iaşi la Caritas continua a gestire i progetti di intervento per i profughi ucraini che sono rimasti qui. Lo scorso giugno ha aperto un centro sociale che si occupa di fornire assistenza e orientamento e, se necessario, cibo e vestiti agli ucraini che vivono in città. «Nei primi mesi della guerra, nonostante la loro povertà i rumeni hanno accolto i profughi nelle loro case, li hanno aiutati con straordinario spirito di solidarietà. I rumeni sono poveri ma hanno il cuore grande», osserva don Iosif.
La sede della Caritas di Iasi.
La Caritas di Iaşi riceve aiuto dalla Caritas italiana, che supporta vari progetti, a partire dall’accoglienza agli ucraini e il centro sociale. «Finita la fase emergenziale», spiega Ettore Fusaro della Caritas italiana, «in Romania ci si è orientati su una serie di servizi rivolti ai circa 80mila ucraini rimasti nel Paese con prospettiva di medio-lungo periodo, dall’assistenza psicosociale e legale, ai corsi di lingua, all’istruzione dei bambini. Ma la popolazione ucraina si inserisce in un contesto sociale locale di grande povertà. E allora, contemporaneamente, sono stati sviluppati interventi di sostegno alle fasce più vulnerabili della società rumena, anche con lo scopo di attenuare le possibili tensioni fra popolazione locale e rifugiati ucraini. In un momento economicamente molto difficile a causa della guerra, i grandi rischi sono la conflittualità sociale tra i più poveri e un nuovo fenomeno migratorio della popolazione locale verso altri Paesi europei, con il conseguente abbandono e spopolamento di tante aree del Paese, soprattutto quelle rurali, già vulnerabili».
Grazie al contributo economico ottenuto dalla Caritas italiana, la Caritas di Iaşi – che ha due sedi periferiche nelle città di Roman e Bacau - gestisce due centri diurni “Don Bosco” per l'infanzia, a Iasi e a Buruienesti, dove i bambini di famiglie in difficoltà scoio-economica vengono accolti per il doposcuola e varie attività ludiche ed educative. «Le famiglie qui sono molto disgregate», spiega don Iosif, «a causa della grande diffusione delle dipendenze, dalla droga e soprattutto dall’alcol, che distruggono le relazioni e i nuclei familiari». A Buruienesti e in altre città della Diocesi la Caritas promuove i centri di assistenza domiciliare, per rispondere ai bisogni di famiglie e persone anziane. «Tanti si rivolgono a noi perché non ce la fanno a pagare le bollette, perché vivono sulla loro pelle un’ingiustizia sociale e non c’è nessun altro che li aiuti. Esiste la povertà materiale, la mancanza di cibo, denaro, lavoro. Ma c’è anche un’altra terribile povertà, diffusa soprattutto fra gli anziani: è la solitudine, il senso di abbandono. La nostra missione è aiutare queste persone a vivere con dignità».