Gentile Prof.ssa, sono il papà di un ragazzo che fa la seconda superiore. Tra alti e bassi l’anno sta per finire e, all’ultima riunione di classe, finalmente in presenza, ci è stato comunicato che riprenderanno i Test Invalsi sospesi per due anni causa Covid. I ragazzi presenti hanno sollevato la loro preoccupazione perché l’ultima volta che hanno fatto queste prove era stato alle elementari e non si sentono per nulla pronti. Per tutta risposta un’insegnante invece di tranquillizzarli ha sottolineato l’importanza della prova dicendo che nonostante non ci sia una valutazione, lei spera che non facciano fare brutta figura alla scuola, senza peraltro giustificare questa sua affermazione. Mi permetto quindi di girare a lei la domanda. ALBERTO
— Caro Alberto, grazie per la tua lettera, segno anch’essa di un ritorno alla normalità e alla routine della scuola. Due gli elementi su cui mi vorrei soffermare: il ritorno delle riunioni in presenza e la ripresa di meccanismi di valutazione nazionale come gli Invalsi. Il ritrovarsi in carne e ossa a discutere nelle assemblee di classe mi sembra davvero importante e ci fa sperare in un recupero vero della normalità. Ora però è necessario riprendere test “diagnostici” come l’Invalsi per monitorare e capire lo stato di salute della nostra scuola dopo due anni a dir poco complicati.
Le risposte e le analisi che verranno fatte dopo la correzione dei test avranno lo scopo non solo di valutare attraverso prove «standardizzate» le competenze raggiunte dai ragazzi in italiano e in matematica, ma anche di confrontarle con i risultati ottenuti nel periodo pre-Covid. Sarà importante cercare di capire la salute del sistema d’istruzione in Italia e dare informazioni sui punti di forza e di debolezza di ciascuna scuola, permettendole di confrontare i propri risultati con quelli degli altri istituti. Anche senza prove Invalsi noi insegnanti sappiamo che il malato non gode di ottima salute.
Confrontandoci nelle nostre periodiche riunioni abbiamo rilevato e segnalato un calo generalizzato degli apprendimenti. La risposta dell’insegnante di tuo figlio nasce dalla consapevolezza delle lacune che gli studenti hanno e dalla paura che i test, standardizzati e fatti da chi in classe non ci è mai stato, non tengano conto delle difficoltà affrontate dagli insegnanti e dagli studenti, dando poi generici giudizi che però vanno anche a impattare sulla singola scuola.
Sicuramente la collega poteva evitare di esternare questa sua preoccupazione, ma ti assicuro, caro Alberto, che la tensione e l’ansia a questo punto dell’anno sono al limite per tutti. Come ho letto in un simpatico messaggio il calendario dell’insegnante è così fatto: “30 giorni ha Novembre con April, Marzo e Settembre, di 28 c’è ne è uno e Maggio ne ha 81”. Niente di più vero!