«Ti rivedrò in ogni salto, di quelli che ti lasciano a bocca aperta, ti rivedrò in ogni boato dopo una schiacciata, ti vedrò sempre accanto a me in ricezione, mamma mia che disastro la tua ricezione. Ti rivedrò in ogni film visto insieme. Ti rivedrò nel tuo album preferito dei Thegiornalisti, proprio quello che io odiavo. Eri la mia spina nel fianco e sempre lo sarai». L’ex compagna di squadra Stella Nervni affida ai social una lunga lettera dedicata a Julia Ituma, la pallavolista italiana morta a Istanbul la notte tra il 13 e il 14 aprile cadendo dalla finestra della sua camera al sesto piano dell’hotel. «Suicidio» hanno subito commentato i media turchi mentre si aspetta la traduzione degli esiti dell’autopsia eseguita ieri. Julia Ituma, 18 anni, nata a Milano – dove frequentava il liceo – da genitori nigeriani era aalta un metro e 92 centimetri. Giocava nel ruolo di opposto ed era considerata un vero talento. Dopo aver giocato nel Club Italia era alla sua prima stagione con la Igor Novara. Tra i tanti successi già conseguiti nonostante la giovane età l'oro mondiale under 20 nel 2021, e nel 2022 quello europeo con l'Under 19 e ancora l'oro alle Olimpiadi giovanili.
«Chi ti conosce e ci conosce», scrive ancora Stella, «sa quanto fosse controverso il nostro rapporto: amore e odio, due forze in continuo conflitto unite da un profondo rispetto. Chi ti conosce davvero sa che anima fragile tu fossi, quanto bisogno d'amore si celasse dietro ai tuoi gesti, alle tue parole forti, alle tue forme di arroganza. Non potrò mai ringraziarti abbastanza per esserti fidata di me, per avermi permesso di conoscere la vera Titu e per essere stata una delle persone più genuine che io abbia mai incontrato. Non ti dirò di volare alto nel cielo, quello lo facevi già quaggiù. Spero solo che tu possa trovare quella pace e quella serenità che qua non hai trovato. Proteggici, mia cara amica, giocherai sempre al mio fianco. La tua spina nel fianco. Stella».
Tra le prime a rompere il silenzio sui social anche la sua compagna di squadra
Caterina Bosetti. «Tante domande poche risposte, solo un grande vuoto», scrive la giocatrice. «Quando viviamo in squadra questa diventa come una seconda famiglia ci trascorri insieme tanto tempo e condividi emozioni fortissime dentro e fuori dal campo; ora mi fermo e mi chiedo quanto davvero tutta la nostra vita frenetica fatta di sudore allenamenti, viaggi e partite ci dà modo di conoscere davvero la persona che è al nostro fianco. Rifletto e piango, penso e piango ancora. Poi penso ancora quanto nella vita bisogna essere più empatici, più gentili, più buoni con le persone che incontriamo durante il nostro cammino perché non sappiamo o perché non riusciamo a capire, nonostante il tempo insieme, le battaglie interiori che stanno combattendo». E, infine, prima del «ciao Titu, riposa in pace», Caterina scrive:
«Mi dispiace Titu, mi dispiace non averti capita, vorrei tanto tornare indietro nel tempo, poterti aiutare, anche solo con uno sguardo, una parola o un abbraccio.
Spero che lassù tu possa trovare la pace che non hai trovato qui»