L’interrogativo suona un po’ imbarazzante, ma dobbiamo ammettere che la domanda più frequente che noi preti ci sentiamo rivolgere negli ultimi tempi non riguarda i sacramenti o la volontà di Dio, ma la nostra eventuale vita privata qualora ci fosse permesso di sposarci! Davanti all’ultima signora che me lo chiedeva al termine di un incontro in una parrocchia, ho cercato di sottrarmi alla complessità della questione – che avrebbe richiesto un lungo excursus sulla tradizione spirituale della Chiesa, nonché un chiarimento sul valore teologico anche di quello che non è un dogma – rispondendo che la questione non avrebbe comunque riguardato me, visto che sono un padre e non un don... purtroppo la signora mi ha guardato ancora più allibita e, questa volta anche lei imbarazzata, mi ha chiesto quale fosse la differenza: non siete tutti preti? È stato allora che mi sono reso conto di essermi messo in una situazione altrettanto complessa, da cui non potevo più sottrarmi, visto che la mia interlocutrice continuava ad accusarsi di non capirci più niente. L’ho rassicurata, dicendole che moltissime persone, anche tra quelle più assidue nelle nostre comunità ecclesiali, non prestano molta attenzione a questa differenza. Ad ogni modo, ho cercato di spiegarle che ci sono sacerdoti che dipendono solo e direttamente dal vescovo della diocesi in cui sono incardinati e per lo più svolgono il ministero di parroci. Questi sono i don. Poi ci sono sacerdoti che appartengono a ordini o congregazioni religiose (su questo punto sono andato veloce per timore che la mia perspicace interlocutrice mi chiedesse quale fosse la differenza). Questi ultimi sono legati a una regola e a un superiore, e in genere vivono in comunità. Si chiamano anche religiosi: per esempio i Francescani, i Domenicani e anche i Gesuiti come il sottoscritto. Ecco, noi religiosi facciamo voto di castità e quindi la possibilità di sposarci non si pone, anche qualora la Chiesa ammettesse preti sposati. A questo punto, il viso della signora è passato dal bianco al rosso, e timidamente mi ha chiesto: «Ma allora come devo chiamarla?», «Gaetano, signora, mi chiami semplicemente Gaetano!».
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